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Una delle ossessioni che affligge il mercato dell’arte è il diritto di vendita nei mercati secondari.
In molti stanno discutendo di questo argomento da anni, e anche nazioni illuminate e molto attive nella compravendita hanno ancora delle pendenze in materia, come ad esempio Stati Uniti, Canada e Svizzera, e addirittura in Cina la legislazione in materia è del tutto assente.
La buona notizia è che una delegazione del mondo dell’arte, governativi ed esperti di diritto d’autore provenienti da otto paesi, oltre a rappresentanti dell’Unione europea, hanno chiesto una revisione internazionale dei diritti per gli artisti a seguito di una conferenza presso la World Intellectual Property Organisation (WIPO), un primo ottimo passo verso la rinegoziazione del tema in prospettiva globale.
Naturalmente la preoccupazione principale è che bisognerebbe livellare il campo di gioco, in particolare in Cina e negli Stati Uniti, i due mercati d’arte più grandi del mondo. Anche se la legge sul resale right è iscritto nella Convenzione internazionale di Berna, la sua applicazione è facoltativa. Secondo il professor Sam Ricketson della Melbourne Law School, una soluzione potrebbe essere quella di rendere obbligatoria.
Certo la legge aiuta gli artisti a trovare nuovi fondi, nel Regno Unito nel 2013 sono stati ridistribuiti circa 8,4 milioni di sterline tra mille e 400 artisti, quasi il doppio dei 4,7 milioni del 2012.
Ma i dealers non sono così favorevoli, perché questa si aggiunge alle molte leggi presenti, una maggiore regolamentazione che impedisce il libero scambio. Chi la spunterà? (Roberta Pucci)