-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Zona Maco 2023. Una passeggiata tra gli stand della fiera messicana
Mercato
Si è svolta dall’8 al 12 febbraio con una grande partecipazione di pubblico l’edizione 2023 di Zona Maco a Città del Messico, sotto la direzione riuscitissima di Juan Canela. Già dalle 10.30 di mercoledì, il primo giorno, una lunga fila di visitatori ostruiva l’ingresso dell’area vip, in attesa dell’apertura della preview alle 11. In moltissimi hanno animato il percorso fieristico tra chiacchiere, selfie, i primi acquisti e lunghi pranzi nelle bellissime aree dedicate, frequentando gli stand fino ad oltre l’orario di chiusura (alle 20) nei primi due giorni, dimostrando così un grande entusiasmo per le opere proposte e segnando in positivo le prime due giornate di fiera.
Gli stand, non numerosissimi in una fiera amabile seppur contenuta, si suddividono in sette differenti sezioni: main section, design, antiquariato (decisamente la meno azzeccata), fotografia, EJES (dal taglio curatoriale più marcato), arte moderna e SUR (dedicata alla ricerca artistica nel Sud del mondo). Ognuna di queste con caratteristiche differenti e un carattere distintivo preciso, ha saputo variare molto l’offerta e accogliere i visitatori in una atmosfera piacevole e intrigante.
Dal design alla fotografia. Sguardo ravvicinato alle sezioni di Zona Maco 2023
La sezione dedicata al design è decisamente interessante, con proposte diversissime e accattivanti, capaci di attirare moltissimi dei visitatori che si sono soffermati tra stand di ceramiche, mobili di grandi firme e qualche brand di vestiario. Il progetto di collaborazione tra Anfora Studio e il ceramista Gustavo Pérez spicca per semplicità ed eleganza, con una produzione di ceramiche tridimensionali e parietali, raffinate e diafane, un po’ in contrasto – e non si tratta di una critica – con il fin troppo colorato gusto messicano. Attraversando un paio di aree ristoro e la vip lounge si inciampa nella sezione antiquariato, caotica e senza dubbi troppo densa. Nella confusione di una accumulazione seriale quasi patologica si procede più spediti e risulta quasi imperativo passare oltre, dirigendosi verso la sezione fotografia.
Qui la galleria di Istambul Zilberman colpisce con una doppia personale raffinata e di qualità. Lo stand (che fa doppietta con un booth decisamente più grande nella sezione principale) affronta i temi di identità e ambiente in relazione a decisioni politiche e di convenienza. Oltre alle fotografie di Erkan Özgen e Cengiz Tekin, quest’ultimo propone un magnifico video che affronta il tema dei migranti in Europa. Un audio minimalista lascia spazio alle immagini, poetiche e forti: non attori, ma migranti veri stanno in piedi, come steli, in mezzo ad una mareggiata che per metà ricopre l’inquadratura. La riflessione urgente e commovente, colpisce per la potenza delle immagini unita alla loro semplicità.
Anche lo stand di Younique propone uno splendido progetto di Georges Rousse. L’artista espone fotografie di grandi dimensioni realizzate con il banco ottico. Le grandi immagini ambientali costituiscono un gioco di illusione ottica e pittura: l’artista dipinge porzioni di ambiente – stanze e capannoni industriali – e posiziona l’obiettivo in un punto particolare secondo cui l’inquadratura restituisce un gioco di geometrie, colori e ambienti-dentro-gli-ambienti. La sua è una fotografia pulita e libera da ritocchi in post produzione che ingaggia un dialogo dichiarato con l’opera di Sol Lewitt, cui fa un magnifico tributo.
Nella sezione EJES tra tutti, due sono gli stand che spiccano. Il primo è quello condiviso dalla galleria Boccanera e dalla galleria Michela Rizzo, che si distingue per una grande pulizia formale e attenzione all’allestimento di opere esclusivamente pittoriche. Michela Rizzo propone Nazim Unal Yilmaz con una pittura espressiva e viscerale, mentre Boccanera presenta in Messico per la prima volta Gabriele Grones. Grones ha realizzato per la fiera un progetto apposito, costituito principalmente da due polittici, due magnifiche installazioni pittoriche in dialogo con la cultura e le tradizioni del nord America. Schlangenritual è un dialogo armonico tra 17 piccoli oli su tela che rappresentano l’iconografia del serpente sotto varie forme: dettagli di opere antiche, monete, illustrazioni medievali o serpenti in natura. L’opera segue un approccio warburghiano accostando elementi apparentemente lontani per tempo e spazio, che invece hanno un unico comune denominatore.
L’opera Comala reinterpreta in chiave simbolica il romanzo tradizionale messicano Pedro Páramo di Juan Rulfo. SGR Galeria invece presenta le opere tessili di Christian Habusaid: un trittico di grandi dimensioni ripropone l’iconografia della creazione secondo la cultura amazzonica, con immagini scarne e geometriche realizzate a floc, pigmento tessile, altamente simboliche.
Tra i numerosi stand della sezione principale la Galeria Quetzalli insieme a Rifà Projects presenta uno stand convincente e completo. In un allestimento raffinato grandi ceramiche bianche e blu, tipiche della tradizione messicana, inneggiano alla protesta e alla rivoluzione, ma non solo. L’opera affronta sfacciatamente alcuni dei temi politici più caldi e urgenti in Messico, come quello della corruzione, della povertà, e dei desaparecidos nelle mani dei narcos.
Tra gli altri, gli stand di Marc Strauss e di Hauser & Wirth sono esempio di pulizia formale ed eleganza. Nella sezione riviste e magazine del settore si trova una buona offerta a prezzi davvero competitivi. E così come è iniziata si conclude la nostra passeggiata tra gli stand, sperando di avervi fatto nascere un po’ di curiosità.