32 punti a favore della cultura, dalla protezione del patrimonio culturale, ai settori creativi come motori per la rigenerazione e per lo sviluppo di una crescita sostenibile ed equilibrata. A conclusione dei lavori del G20 della Cultura, svoltosi il 29 e il 30 luglio a Roma, è stata approvata la Dichiarazione di Roma, un documento che in 32 capitoli porta la questione della cultura all’attenzione delle agende politiche degli Stati. «Non è una dichiarazione simbolica», ha commentato il Ministro della Cultura Dario Franceschini, a termine del summit, nel corso della conferenza stampa trasmessa anche in streaming da Palazzo Barberini. «Ne dobbiamo essere davvero molto orgogliosi. Se ne parlerà per molti anni come un punto di inizio», ha continuato il Ministro.
Il documento è stato vagliato dai ministri e dalle delegazioni dei 20 Paesi partecipanti insieme ai vertici delle principali organizzazioni internazionali attive in materia, tra cui UNESCO, OCSE, Consiglio d’Europa, Unione per il Mediterraneo, le organizzazioni internazionali del settore culturale quali ICCROM, ICOM, ICOMOS, i protagonisti del contrasto agli illeciti contro il patrimonio culturale quali l’agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto al crimine UNODC, Interpol e l’organizzazione doganale WCO, con il coinvolgimento diretto nei lavori anche il gruppo di outreach del G20 rivolto alle nuove generazioni (Y20).
«La cultura è un grande fattore di crescita e opportunità economica per le nuove generazioni e categorie più vulnerabili. Ora se ne riconosce il suo valore economico» ha detto Franceschini. «Anche le crisi portano opportunità. Il periodo che abbiamo vissuto, con le nostre città vuote, spente e grigie ci ha fatto capire l’importanza della cultura. La riscoperta del suo valore è già cominciata: il suo ruolo è fondamentale per viaggiare, scoprire, conoscere. Adesso lo hanno capito anche i politici».
Franceschini ha sottolineato l’importanza del G20 della Cultura, che nella Dichiarazione di Roma è stato di fatto reso permanente e incluso nel forum G20 che, «Che è per sua natura prettamente economico». Per il ministro, è la prova che «Anche i politici ne hanno capito l’importanza, anche in termini di PIL. Finalmente si riconosce che investire in cultura significa investire anche in crescita economica sostenibile e creazione di posti di lavoro». A ospitare il prossimo G20 Cultura, ha annunciato Franceschini, sarà l’Indonesia. Sulla falsariga di queste dichiarazioni, anche l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto nella giornata di ieri e che ha espresso parole molto significative: «Conservazione non deve essere sinonimo di immobilismo. È per questo che agli investimenti associamo un programma di riforme e semplificazioni». Parole che potrebbero significare tutto e le cui applicazioni, infatti, dovranno essere vagliate sul campo.
Tra i punti salienti della Dichiarazione, l’impegno di tutti i Paesi a cooperare in accordo con l’Unesco per la protezione del patrimonio culturale in caso di calamità naturali, attacchi terroristici e traffici illeciti di opere d’arte, come del resto l’Italia aveva già fatto con i “Caschi blu” della cultura, una task force composta da esperti civili e militari, inviata a Beirut dopo la disastrosa esplosione del 4 agosto 2020. Per questo punto, i Ministri della Cultura dei Paesi G20 si sono impegnati «A riconoscere ogni minaccia alle risorse culturali come possibile perdita di beni culturali insostituibili, capace di violare i diritti umani, colpire la diversità culturale e privare persone e comunità di preziose fonti di significato, identità, conoscenza, resilienza e sviluppo; riconoscere i contributi delle azioni coordinate transnazionali e delle collaborazioni tra pubblico e privato per la protezione del patrimonio culturale; riconoscere il valore dell’integrazione di principi e standard di conservazione nella efficace prevenzione dei rischi; riconoscere la necessità di rafforzare e sviluppare modelli e strumenti di gestione efficaci, sostenibili, inclusivi e coordinati per la protezione del patrimonio culturale a rischio».
Tra i 32 punti, riferimenti specifici anche alla salvaguardia dei diritti umani, al legame tra cultura e cambiamenti climatici e alla digitalizzazione del settore, oltre che al rafforzamento della formazione, con una proposta della Fondazione Scuola Beni e Attività culturali presieduta da Vincenzo Trione: una rete internazionale G20 di istituzioni impegnate nel campo della formazione per la cura e la gestione del patrimonio culturale. Secondo Trione, la rete «Rappresenta una risposta concreta alla necessità di poter disporre di un sistema istituzionalizzato di coordinamento e scambio, a tutt’oggi non presente a livello mondiale, in grado di mettere a fattor comune esperienze e percorsi formativi nel campo della gestione dei beni culturali. Un panorama ampio e variegato di enti pubblici e privati, accademici e professionali di profilo nazionale o locale di cui la Fondazione intende farsi trait-d’union per la creazione di una rete diffusa e multidisciplinare, collegando istituti di alta formazione, Università ed enti di ricerca internazionali».
Tra gli argomenti caldi della due giorni, anche l’estensione del Green pass per l’accesso ai musei. «Al G20 c’è consenso sul fatto che sia uno strumento utile per spingere e favorire la vaccinazione, al di là delle discussioni giuridiche sulla possibilità o meno di obbligare alla vaccinazione», ha detto Lorenzo Casini, capo di Gabinetto del ministero della Cultura.
Nel frattempo, oltre ai ministri della cultura anche qualcun altro ha fatto sentire la propria voce in questi due giorni. Sono i lavoratori dei beni culturali che, riuniti intorno al movimento “Mi riconosci?”, hanno protestato pubblicamente contro «La retorica politica riguardo la situazione in Italia, che si dice culla della cultura quando i lavoratori sono sfruttati e sottopagati». Proprio i lavoratori di Palazzo Barberini, sede del G20 cultura, hanno rilasciato una dura intervista al Fatto Quotidiano, lamentando le condizioni contrattuali da fame, a 5 euro all’ora.
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«Anche le crisi portano opportunità. Il periodo che abbiamo vissuto, con le nostre città vuote, spente e grigie ci ha fatto capire l’importanza della cultura. La riscoperta del suo valore è già cominciata: il suo ruolo è fondamentale per viaggiare, scoprire, conoscere. Adesso lo hanno capito anche i politici». una citazione a caso, sono tutte uguali per qualsiasi evento, fateci caso........
nel paese di umberto eco ancora si sentono parole così, dette da persona che non sa minimamente cosa è cultura, del resto è ancora lì, nessuno lo smuve, la cultura così com'è non salverà mai la politica-partititica ma sevirà a mantenere incompetenti e opportunisti di turno nel dolce-amaro far nulla, il nulla di-fatto
maurizio cont