Come avevamo anticipato, alla fine Lucia Borgonzoni è stata nominata come unica sottosegretaria al Ministero della Cultura. D’altra parte, la nomina già era nell’aria: Borgonzoni, leghista di ferro e sostenitrice del primato linguistico italiano nella vicenda Leonardo vs Leonardò, era considerata da Matteo Salvini una prima scelta, nonostante gli otto punti di distacco dall’avversario Stefano Bonaccini, alle ultime elezioni regionali dell’Emilia Romagna. Ma la politica ha memoria utilitaristica più che corta e, in effetti, la sua missione non sarà tanto quella di racimolare consensi ma di marcare da vicino Dario Franceschini.
Chi invece ricorda è il popolo dell’internet: «Leggo poco, studio sempre cose per lavoro. L’ultima cosa che ho riletto per svago è Il Castello di Kafka, tre anni fa. Ora che mi dedicherò alla cultura magari andrò più al cinema e a teatro». Così disse Lucia Borgonzoni, ospite alla trasmissione di Radio 1 Un Giorno da Pecora. Era il 2018 e già ricopriva l’incarico di sottosegretaria alla cultura, nel Governo Conte I. Passando di bocca in bocca e di tastiera in tastiera, la frase poi è diventata: «Non leggo un libro da tre anni». A sua discolpa, però, possiamo dire che Borgonzoni si diletta con disegni e sketch di buon livello.
Infatti, Lucia Borgonzoni è figlia d’arte, cioè figlia dell’architetto Giambattista Borgonzoni, nipote del pittore Aldo Borgonzoni. E il nonno materno era un partigiano comunista ma lei ha le idee chiare, il 25 aprile non si festeggia, «Cerimonie così non hanno senso». E l’inclinazione artistica non è solo genealogica, visto che la sottosegretaria alla Cultura ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna, città in cui è nata, il 18 settembre 1976, discutendo una tesi in Fenomenologia degli stili. Sempre a Bologna, si faceva notare come frequentatrice e barista al LINK, notissimo locale underground dove però «Sapevano che ero leghista» – del resto, anche Salvini ha trascorsi simili – mentre in seguito ha lavorato come designer di interni per locali.
Si è convertita alla Lega, come militante, agli inizi degli anni 2000 e ha percorso tutti i gradini: da consigliere provinciale a comunale, fino a coordinatrice del Gruppo politico leghista femminile e, quindi, candidata a Sindaco di Bologna – contro Virginio Merola, poi eletto al ballottaggio – e Presidente della Regione Emilia Romagna. Dal 2018 al 2019 è stata sottosegretaria di Stato al Ministero per i beni e le attività culturali, nel marzo 2020, dopo la sconfitta alle Regionali, ha formalizzato la rinuncia al seggio in consiglio, preferendo rimanere in carica come senatrice. Il 25 febbraio 2021, inizia il suo secondo mandato come sottosegretaria.
La nomina non è stata presa benissimo. Ci è andato giù duro Sandro Veronesi, che di libri ne legge e ne scrive tanti e, per questo, vince anche vari premi, tipo il Premio Strega 2020. In una intervista pubblicata poco prima della nomina, Veronesi preconizzava l’imminente futuro e affermava: «Non credo si sia mai sentito un esponente della Lega parlare di cultura come una delle leve fondamentali del nostro paese: è per questo che forse non sarebbe il caso di far ricoprire questo ruolo ad un membro di tale partito». Chi tace, almeno per il momento, è Dario Franceschini, che sulla nomina non ha rilasciato alcuna dichiarazione ma che sulla pagina Facebook ha come foto profilo un libro, il suo.
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"Il 25 aprile non si festeggia..cerimonie così non hanno senso".
Cultura è anche rispetto per chi ha dato la propria vita per liberarci dal nazifascismo ed è molto triste che non se ne renda conto, sopratutto sentirlo dire da chi ha cariche istituzionali.
" legge poco ma sa disegnare"... non commento.
Non bastava Sgarbi con il suo tragicomico "revisionismo" da balera?