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fino al 14.XI.2003 Multiplicity Milano, spazio lima
milano bis
Ricostruendo un tragico fatto di cronaca che rischiava di consegnarsi all’oblio il collettivo Multiplicity, elabora un discorso con il semplice ma rigoroso accostamento di immagini e media. Con un lungo lavoro sulle ‘fonti’. Direttamente da Documenta di Kassel un tema ancora di stringente attualità sbarca allo Spazio Lima Milano…
L’antefatto: nella notte di Natale del 1996 nelle acque del canale di Sicilia 283 emigrati di varia nazionalità morirono e per molti anni le autorità dei paesi interessati negarono l’accaduto. Solo grazie all’impegno del giornalista de La Repubblica Giovanni Maria Bellu che filmò le prove del naufragio, la verità venne alla luce.
Il collettivo Multiplicity che da tempo si occupa delle trasformazioni sociali e morfologiche in seno al Mediterraneo, porta a Milano il progetto Solid Sea (presentato per la prima volta in Documeta11 a Kassel) che in parte affronta proprio quella tragedia marina.
Al primo piano dello Spazio Lima è ospitata l’installazione Solid Sea 01: the Ghost Ship l’allestimento (a cura di Studioper) è stato risolto intelligentemente con un gesto minimo ma fortemente architettonico; due stanze in una stanza, o meglio, due container arancioni dividono e accostano la documentazione raccolta da Multiplicity; come se fossero delle scatole nere che recuperate portano a conoscenza di una memoria sommersa. I due ambienti sono differenti anche per ‘aspetto’ sonoro. Nel primo, otto monitor posati sul pavimento della stanza rappresentano otto testimonianze di persone intervistate che portano il loro punto di vista rispetto la tragedia. Il padre di una vittima, un carabiniere, un superstite e altri cinque racconti si affiancano, le voci si aggiungono in “coro”, l’ambiente ne viene saturato e il visitatore le ascolta tutte o una alla volta. Sono otto volti che raccontano la vicenda di persone morte, ancora senza identità.
Nell’altra stanza si abbandona quella prima dimensione sonora per consegnarsi ad un altro possibile racconto della medesima storia. Due grandi videoproiezioni giustapposte, e due monitor. Nei piccoli monitor delle parole scorrono e descrivono con la stessa incisività di un epitaffio il fatto di cronaca. Nella prima video proiezione le immagini sono quelle riprese da Giovanni Maria Bellu con una telecamera subacquea che mostrano il fondale marino con i resti umani e i relitti dell’imbarcazione. Nella seconda video proiezione scorrono le immagini satellitari degli eventi meteorologici relativi ai giorni della tragedia. Sono immagini silenziose, nella distanza dell’aria e nella profondità dell’acqua, apparentemente deumanizzate. Ed è questa la cosa sorprendente, conferire nel senso del progetto uno sguardo “umano” agli occhi di strumenti tecnologici sempre più precisi, che possono arrivare a mappare, scandagliare ambienti altrimenti inaccessibili. Quindi, da una parte il confronto dei visi e delle voci, dall’altro il silente racconto delle immagini.
Nel piano sotterraneo viene presentato il lavoro Solid Sea02:Odessa/The World. Le immagini filmate e divise in due videoproiezioni dal fotografo Armin Linke con stile impeccabile, mettono in relazione le storie di due navi da crociera. Ma non è solo filmare la vita sulle due imbarcazioni, è raccontare le giornate di veri e propri territori galleggianti. E’ un lavoro attentissimo. Non ha solo la qualità di partire dalla realtà “informando”, ma è anche una ricerca puntuale sul significato di tempo e dei confini sempre più incerti, che mette in crisi l’idea e le indicazioni contemporanee sui perimetri dello spazio in cui viviamo.
riccardo conti
mostra visitata il 22 ottobre 2003
fino al 14 novembre 2003
Solid Sea
Milano – SPAZIO LIMA – www.spaziolima.it – info@spaziolima.it
Via Masera di fronte al civico 10, tel.+39 0289697501
ingresso libero
ufficio stampa: Elena Bari 02 66803431; 328 9781241; elebari@libero.it
tutti i giorni dalle 15 alle 20, sabato e domenica inclusi. Chiuso sabato 1 e domenica 2 novembre – www.multiplicity.it
[exibart]
Solid Sea è l’esempio di opera d’arte che traendo spunto da un fatto di cronaca, rielabora aspetti fondamentali dello stesso, ad uso e consumo di un concetto errato e distorto di arte. A Kassel, durante Documenta XI, i responsabili di Multiplicity non vollero il confronto con il gruppo Colophon-Art che aveva rilevato tutte le incongruenze di Solid Sea.