L’esposizione ha il pregio di evidenziare un possibile nuovo sviluppo nello stile e nella poetica sempre in movimento dell’artista siciliana. I suoi primi dipinti risalgono al 1946-47, nell’ambito delle iniziative promosse dal gruppo Forma 1 di cui Carla Accardi era una componente: si tratta di astrazioni con una forte tensione geometrica realizzata attraverso linee rette che tagliano lo spazio della tela e si intersecano tra loro per formare affilate sfaccettature, come per unire in un unico abbraccio il dinamismo alla Balla con le scomposizioni spaziali del cubismo analitico. A partire dai primi ‘50, invece, la linea si
Nelle opere più recenti qui presentate, assistiamo tuttavia a una significativa inversione di rotta. Il tratto si spezzetta in piccoli e brillanti mattoncini essenziali, geometrici, generalmente rettangolari che si giustappongono gli uni agli altri accostandosi delicatamente. Non più eleganti e imprevedibili spirali, ideogrammi inconoscibili o forme emergenti dal più profondo e ancora aniconico inconscio: il nuovo segno baratta la propria autonomia sintattica per una radicale semplicità geometrica che rende ogni minuscola parte dipendente da tutte le altre, marcando in questo modo il passaggio da una pittura segnica ad una “molecolare”, forse la rivisitazione geometrica, astratta e minimale dell’antico divisionismo di Seurat. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad una serie di ricami, in cui ogni rettangolo non è altro che la traccia di colore lasciata dall’ago che lentamente disegna l’ordito. Gli elementi molecolari si avvicinano gli uni agli altri per comporre irregolari composizioni. Dalla linea, passando per il segmento fino al punto, le sue ultime opere ci invitano a guardare nella lente del microscopio per scoprire il piccolo granello di polvere da cui può nascere l’intero universo.
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www.gallerialaurapecci.com
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