Seguendo la propria naturale predilezione per i nuovi media, lo studio d’arte B&D ospita un’importante retrospettiva di Piero Gilardi (Torino, 1942). La scelta della galleria è stata quella di ripercorre le tappe fondamentali dell’iter artistico di Gilardi, a partire da alcune opere degli anni ‘60 sino alle postazioni interattive degli anni ‘80.
Nell’opera “Campo di grano”, ad esempio, l’artista raggiunge il culmine della produzione Poverista. Grazie al poliuretano espanso, uno dei suoi materiali preferiti, Gilardi riproduce una sezione di un campo che viene appesa alle pareti della galleria. Dalla base quadrata si staccano centinaia di spighe, miste a papaveri e fiori di campo, in un tripudio di panica vitalità. Altre opere sono invece appoggiate al suolo e sembrano invitare l’osservatore a chinarsi per toccare con mano. Sorprendente il risultato: quello che sembrava un grosso e pesante macigno si rivela, al tatto, un
Il colloquio continuo tra finzione e realtà porta Gilardi al paradosso: la raffigurazione del dato naturale passa attraverso l’artificialità dei materiali e delle tecniche. L’inganno dei sensi giunge, nelle opere successive, a un dialogo diretto tra l’intelligenza umana e quella artificiale.
A partire dagli anni ‘80, dopo un decennio di allontanamento dai circuiti ufficiali, Gilardi torna a proporre le tematiche degli anni giovanili, supportate però da una nuova ricerca. Egli si orienta cioè verso le nuove tecnologie, proprio per le possibilità interattive che esse offrono, come nell’opera “Albero danzante”.
L’artista sente tutto il fascino del mondo tecnologico nel quale viviamo ma avverte al tempo stesso la progressiva distanza che ci separa dal dato naturale. Le sue opere non sono altro che il simbolo di questo insanabile conflitto moderno, vanto e allo stesso tempo piaga della nostra società. Natura o cultura? Sembra chiederci provocatoriamente l’artista. Impossibile rispondere. L’una, sempre più lontana, viene ricreata dall’altra, anche se la bellezza di queste opere è palesemente ed evidentemente artificiale.
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sara cenci
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