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fino al 19.II.2003 | Pentathlon – Nuova palestra artistica milanese | Milano, Museo della Permanente

di - 5 Febbraio 2003

Con un’espressione presa in prestito dal gergo sportivo nasce questa mostra di pittura. Cinque artisti il cui scopo è quello di mostrare la possibilità di una convivenza tra la conoscenza, gli insegnamenti e il rispetto della tradizione e la sensibilità contemporanea. Alle provocazioni dadaiste e concettuali sull’inutilità della tecnica o addirittura dell’oggetto estetico, gli artisti di Pentathlon rispondono con un’arte fondata sulla padronanza del mezzo espressivo e sulla realizzazione di opere in grado di catturare e sedurre lo sguardo dello spettatore.
Sullo sconfinamento tra vecchio e nuovo si muove la poetica di Dany Vescovi che usa il genere classico delle nature morte come occasione per cimentarsi con una pittura vicina alla fotografia digitale. Le sue opere sembrano costruite mediante l’accostamento di bande verticali di colori che non combaciando tra loro rompono la rappresentazione realista del soggetto. A conturbare lo sguardo sono invece i dipinti di Alessandro Bellucco: primi piani di bocche, teste e corpi completamente glabri che si cercano e si respingono, realizzati con un segno pittorico che da un lato ricerca l’immediatezza dell’immagine fotografica e dall’altro fa proprio il realismo espressionista di un Freud o di un Saville, derivandone la capacità di mostrare angoscie e disagi. Ancora il corpo è il soggetto di Federico Guida. Nei suoi quadri, tessuti e altri motivi decorativi vengono incollati sulla tela e accostati ai corpi dipinti che sembrano galleggiare, rimanere sospesi o forse andare alla deriva in ambienti con cui non riescono ad interagire. A partire da queste suggestioni Guida cerca di innestare un cortocircuito percettivo e mentale basato sul contrasto tra la bidimensionalità reale dei fondi e la volumetria pittorica dei corpi. Sul confine tra figurazione e astrazione si muove invece Leonida De Filippi. Le immagini che produce si lasciano intravedere tra i pieni dei punti di colore (ridotto al nero) e i vuoti del retino tipografico che struttura geometricamente lo spazio della tela, assimilata lichtensteinamente alla tavola di un fumetto. I volti e i personaggi di De Filippi colpiscono tuttavia per la normalità e l’intimità che trasmettono in aperta contraddizione con la tecnica fredda, seriale e meccanica con cui vengono realizzati. Diverso è il caso di Davide Nido, che pur lavorando sul substrato della tela utilizza una tecnica che non è pittorica in senso stretto. Pallottoline di resina, diverse per colore e dimensioni vengono incollate e disposte uniformemente su tutta la superficie del quadro. Le pallottole di uno stesso tipo si ripetono ritmicamente in base a una regola rivolta a generare composizioni in bilico tra decorazione e astrazione geometrica, ripetute ossessivamente fino a indurre uno stato ipnotico nell’osservatore, come avveniva nella optical art.
Attraverso un percorso espositivo che avvicina tradizione e avanguardia, regole e libertà questa mostra ha il merito di indicare le potenzialità di un arte che cerca nel passato, non una via di fuga dal presente, ma gli strumenti per far fronte alla condizione nomade e frammentaria, tipica del contemporaneo.

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Pentathlon-nuova palestra artistica milanese,
Museo della Permanente, via Turati 34
Tel. 026551445
A cura di Marco Meneguzzo, Alessandro Riva, Maurizio Sciaccaluga
Orario: lunedì chiuso. Da martedì a venerdì: 10.00-13.00/14.30-18.30
Sabato, domenica e festivi orario continuato dalle 10.00 alle 18.30
Disponibile catalogo edito da Publi Paolini di Mantova (prezzo 20 euro)
Ufficio Stampa: Chiara & Associati 0267072795
Ingresso libero


[exibart]

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  • Ma per favore...la smettiamo con ste porcate? Un po' di serietà altrimenti qualcuno rischia di crederci che questi sono artisti e non dei "fuori corso" di un Accademia...ufff!!!

  • ho visto la mostra. bellissima. opinione personale. comunque da non perdere. finalmente uno schiaffo ben assestato a trovatelli e saputelli.

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