Porre problemi, non offrire rassicuranti soluzioni, al fine di coinvolgere in modo utile e diretto sia i tre fotografi invitati dalla Triennale di Milano a rispondere alla provocazione intellettuale, sia il pubblico che visiterà la mostra. Vengono offerti tre sguardi sul mondo in trasformazione, tre discrete – perché rappresentate – interpretazioni di cosa significhi oggi vivere nel villaggio globale, fare parte di un sistema mondo che supera i concetti tradizionali di luogo, territorio, confine, spazio annullandone il significato in un unico
La messa in scena di questi scenari fotografici è il dato più innovativo della mostra: ogni fotografo ha collaborato strettamente con architetti per creare il giusto allestimento espositivo. Giustamente Francesco Jodice ha interpretato questa collaborazione come un metodo fecondo di far dialogare architettura (in quanto teoria dello spazio) e arte contemporanea (quale strumento conoscitivo e di immagine del reale). L’esperimento è riuscito in tutti e tre i casi: Alessandro Scandurra ha studiato un allestimento giocato prevalentemente sull’uso variabile della luce, riuscendo così a rendere dinamiche e tridimensionali le fotografie di Olivo Barbieri. Il gruppo Cliostraat ha creato, per proiettare i tre pedinamenti che Francesco Jodice ha realizzato seguendo abitanti di Milano, New York e Perth (Western Australia), uno spazio triangolare contraddittorio nel suo voler al contempo offrire e negare la visione contemporanea degli
Francesca Pagnoncelli
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