Due artisti che vivono e lavorano a Berlino. Il medesimo interesse per i linguaggi dell’architettura. Una ricerca comune incentrata sull’analisi delle trasformazioni dei paesaggi urbani in relazione con i cambiamenti sociali e politici. Sono il tedesco Manfred Pernice (1963) e l’americano, ma da anni residente in Germania, Sean Snyder (1972) ai quali è dedicata la seconda tappa del serie QU., curata dal critico Luca Cerrizza, per la Galleria Massimo Minini di Brescia.
Il progetto, che Pernice e Snyder hanno concepito per l’occasione, è il prodotto di una ricerca partita dallo studio della situazione del quartiere berlinese nel quale i due risiedono. Banana, questo è il nome dell’area, presenta problematiche comuni a molti spazi della città tedesca, che dopo la caduta del muro sono diventati facile bersaglio di speculazioni edilizie e commerciali. Fra questi vi è anche la zona di Marzahn, un tempo quartiere dormitorio selvaggiamente costruito ed ora sottoposto a demolizioni e rinnovamenti. Il parallelo suggerisce numerose riflessioni, invita ad una presa di coscienza riguardo ai rapporti che sussistono tra il centro e la periferia della metropoli e agli effetti del brusco passaggio dal comunismo al capitalismo.
Ad arricchire il progetto anche citazioni del passato, come il riferimento alla figura Josephine Baker e del suo architetto Adolph Loos, come a voler mostrare le innumerevoli direzioni che può prendere la riflessione sul rapporto fra arte e architettura,
Per costruire questo percorso, alla ricerca di una nuova identità della città di Berlino, i due artisti si servono di diversi linguaggi. Oltre a materiale d’archivio come scritti, articoli, fotografie e video compongono l’installazione elementi di arredo urbano recuperati e portati in mostra direttamente dal quartiere di Banana. La presenza di questi materiali di scarto conferisce all’opera un senso di precarietà, provvisorietà ed emergenza proprio delle aree in costruzione e cambiamento.
Il risultato dell’allestimento non è di immediata lettura. A generare confusioni potenziali nello spettatore sono le diverse strade aperte e suggerite dagli artisti, allo stesso tempo limite e ricchezza dell’opera. Tuttavia ad una analisi più profonda, sono le tematiche proposte a catturare l’attenzione e a suggerire numerose riflessioni successive.
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melania gazzotti
mostra visitata il 1 febbraio 2003
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