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Fino al 27.VII.2002 | Proposte | Milano, Galleria Forni

di - 17 Giugno 2002

Nonostante l’impressione di una proposta paciosa, di fronte ai quadri esposti, di così solida e tranquilla figurazione, il gesto, che potrebbe apparire una leggerezza se non si fosse sicuri della sensibilità valutativa di un operatore come la Forni, consiste in un azzardo. Un azzardo calcolato, comunque, e illuminato dalla volontà mecenatesca. È noto, infatti, che, in Italia soprattutto, si sta ristrutturando, dalla ventata post-concettuale che è seguita agli anni ottanta, una nuova forma di figurazione, conscia delle sperimentazioni fatte, corroborata da fonti come il cinema e il fumetto, da uno spensierato recupero del museo. Da un lato sono presenti dei giovanissimi, come Paola Sanchioni, ancora all’accademia, che cattura un lato oscuro del design, sviluppando una strana poetica dell’oggetto d’arredamento; dall’altro, artisti già navigati, come lo spettacolare Arrivabene, dedito alle antiche tecniche pittoriche, dalla preparazione della tela all’impasto del colore: quest’artista, solito a composizioni sature di figure tratte dalla fantasistica medievale, vicine a Bosch, o a Ernst Fuchs, e in tempi più recenti, a De Grandi. presenta delle piccole tele di paesaggi, proponendo una sua visione del sublime romantico.
La scelta di opere e artisti, pare essere volutamente incentrata sui temi classici della figurazione, dalla natura morta al ritratto, al paesaggio. Si possono riscontrare sia trattazioni di astringente naturalismo, come per Nannini, di maniacale iperrealismo come per Sulaj e Ferrari, fino alla metafisica del paesaggio di Bonicatti, di un magrittiano Pajevic, o di Paolo Fiorentino, che presenta una serie di quadretti di dechirichiana memoria, che dettano un codice di colori cupi e di architetture ideali. Notevoli anche gli scotomatici paesaggi di Rizzi, che sembrano residui di una radiazione sulla tela, e le figure levigate della Codignola. È presente anche la scultura con Zanni: due statuette di terracotta, due figure da vignetta satirica, caricaturali, ma, anche se relativa, di una certa monumentalità. Certo alcune opere in mostra, sembrano ancora manchevoli di una certa consapevolezza, o debitrici del lavoro di artisti già noti; ma restano comunque le speranze di galleristi e fruitori, ancora appassionati dal percorso di formazione artistica, e non semplicemente impressionati dalla meccanica successione di giovani parvenu che sembrano scavalcarsi con la sola forza della provocazione.

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Niccolò Manzolini


Proposte; Dal 30/05 al 27/07; Studio Forni s.r.l., via Fatebenefratelli 13 – Milano; Ingresso libero; Orari: dalle10.00 alle13.00 e dalle 16.00 alle 19.30, chiuso lunedì e domenica
Tel: 0272906126, fax: 027763610489, e-mail: forni.mi@iol.it


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  • mi trovi concorde con i tuoi giudizi. Credo pero' che in un sistema sano ci debba essere di tutto, anche la pittura semplice e superficiale di Galleria Forni. Anzi bravi loro che ce ne danno conto.

  • L'attacco mi pare veramente fuoriluogo. La Forni è una galleria gloriosa ma le sue proposte in fatto di arte contemporanea sono quanto di più squallido ci sia in circolazione. V-e-r-g-o-g-n-a: per i subdoli tentativi di certa critica stagionata ed irriducibile di legittimare questi artisti, accompagnandoli a figure storiche del '900 in mostre patrocinate e finanziate da enti pubblici. Ci mancherebbe che fosse questa l'arte che si deve affermare in Italia, con tutti i bravi artisti che ci sono in circolazione. Aaarrgghhh!!! V-e-r-g-o-g-n-a: voi che pubblicate questa robaccia. V-e-r-g-o-g-n-a: a chi ha scritto questo articolo, nome che ho immediatamente rimosso.

  • definire coraggiosa la scelta della Forni mi pare fuoriluogo. Potrebbe essere appropriato se si considera che a dispetto di artisti più conosciuti che fanno "figurativo" si muova a promuoverne altri meno noti e più giovani, che però fanno sempre figurativo. Si cambia l'ordine dei fattori, ma il risultato non cambia. Si cercano alte vie per guadagnare, si lanciano artisti che in qualche modo accontentano il solito pubblico così non si perde niente. In questo modo non si fanno i campanilistici manifesti di giovani artisti, ma un becero e scontato business-plan. Sorrido dinnanzi a tali operazioni perchè nel panorama italiano lasciano il tempo che trovano. Stessi clienti o fruitori, minestra diversa, ma sempre di minestra si parla. A quando un buon primo piatto creativo che accontenta palati nuovi? Allora si potrebbe parlare di coraggio, non adesso e in questi termini.

  • è davvero un oltraggio che in un mondo sano e limpido come la critica dell'arte ci sia qualche vecchio barbogio che creda ancora nella figurazione e in un gruppo di sparuti giovani che pensano che cercando di imparare il mestiere abbiano la pretesa di avere successo, e che un tempio dell'arte illuminata come la Forni dia vovce a questi imbrattatele...

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