Il sogno di Donald Baechler (Hartford, Connecticut, 1956) è stato fin da bambino quello di diventare un grande artista. A tredici anni il primo libro d’arte che ha acquistato era dedicato a Andy Warhol, che insieme a Robert Rauschenberg e a Cy Twombly, è stato il suo ispiratore e modello iniziale. La sua attività artistica è iniziata nei primissimi anni Ottanta, con un successo quasi immediato in tutto il mondo. Moltissimi lo accomunano alla Pop Art a causa dei suoi soggetti iconografici in tono con la società del modello americano e alle stesse dichiarazioni dell’artista sulle sue forme d’arte preferite. Lo scopo delle opere di Baechler è però non il riprodurre, ma il contraddire le immagini, mischiandole tra loro in insiemi eterogenei e
Baechler è un artista la cui produzione ha una particolare costruzione dualistica. Si pensi al suo essere contemporaneamente sofisticato ed infantile, ma anche alla composizione delle sue opere in cui due piani di senso indipendente – o non senso – interagiscono a un pari livello di importanza. Ogni tela è il risultato di due tecniche: il collage e la pittura. Lo sfondo è ottenuto come selezione di immagini che vengono incollate direttamente sulla tela o su della stoffa, mentre il soggetto principale è dipinto sopra. Tutte le figure usate nelle sue creazioni visive sono scelte dal suo ricco archivio di milioni di immagini tra sagome umane, animali, forme geometriche, foto di criminali minorenni, scene di vita cittadina, illustrazioni per bambini e qualsiasi altro stimolo visivo che attiri la sua attenzione. I soggetti in primo piano appartengono sempre ad un vocabolario infantile, estremamente esemplificato, privo di virtuosismo e iconografico: fiori, visi schematizzati di bambini, frutta, coni gelati e globi terrestri.
Nella mostra alla Galleria Cardi sono presenti un po’ tutti questi soggetti in trentasei opere di cui quindici su carta e le rimanenti su tele di vari formati. E’ una carrellata di opere di indubbio livello scelte con ottimo gusto, che presentano l’artista nella sua forma migliore e nella sua produzione più apprezzata.
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carolina lio
mostra visitata il 13 maggio 2004
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