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Fino al 3.III.2002 | Lily van der Stokker | Milano, Galleria Francesca Kaufmann

di - 8 Febbraio 2002

I lavori di Lily van der Stokker, fatti di motivi decorativi, arabeschi kitsch e disegni floreali, riempiono gli occhi, appagano i sensi e colpiscono direttamente il cuore. Tramite concetti immediatamente coglibili, l’artista avvicina pian piano ad un mondo infantile e accattivante, fino a strappare un sorriso.
Lily van der Stokker opera su grandi dimensioni con la medesima facilità con cui disegna su piccoli note-books.
In questa mostra, l’intero spazio della galleria viene ricoperto da una pittura murale, fresca, spontanea, dai colori fluorescenti e dai tratti sommari, senza alcuna pretesa tecnica. Un’ambientazione coinvolgente che cerca di mettere a proprio agio il visitatore senza aggredirlo, né turbarlo, né violentarlo con inutili concettualismi.
Questo è l’intento e il fine dell’artista: creare un mondo parallelo dove non pensare a nulla se non a se stessi, sedersi e riempirsi gli occhi di colori. La visione delle opere di Lily lascia la medesima sensazione che si può provare dopo una commedia rosa a lieto fine.
E’ un pensiero positivo, quasi più provocatorio nella sua semplicità delle reazioni a cui si è spesso sottoposti da certe correnti artistiche. Non c’è denuncia, non c’è neppure una mera accettazione, solo un’astrazione dal contesto sociale attuale, un rifiuto ad appartenere a qualche difficile corrente di pensiero, o ad imporne una propria.
Spesso il suo lavoro viene apostrofato come revival dei figli dei fiori anni ’70: la realtà è che non ha nulla a che fare con la filosofia hippy, la sua ricerca si basa sull’immaginario femminile, adolescenziale, su motivi allegri e positivi.
Può l’arte esistere senza dover trasmettere pensieri profondi e concetti significativi o essere dispensatrice di verità? Con Lily van der Stokker l’arte torna ad essere, nella sua forma primordiale, esclusivamente fonte di piacere.
Spesso i motivi effervescenti e giocosi sono accompagnati da brevi testi senza senso, testi anti-intellettuali quali I’m 42, o Lily and Jack have been living together for 10 years sono frasi estrapolate da conversazioni confidenziali, che permettono di addentrarsi ancor più profondamente in un’atmosfera casalinga e familiare.
In questo modo anche nelle opere murali che raggiungono ampie scale, questi wall paintings mantengono l’apparenza degli schizzi, la frivolezza di appunti personali. Nei suoi lavori più recenti l’artista ha spesso introdotto elementi d’arredo, per sottolineare l’atmosfera conviviale del suo lavoro. Come disse l’artista: This comes from my desire for people to sit in the work. The couches are about the need to build things around people.

Laura Garbarino


Lily van der Stokker
Dal 17 gennaio 2001 al 3 marzo 2002
Galleria Francesca Kaufmann
Via Dell’Orso 16, Milano
Orari: aperto da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30.
Per informazioni: tel. 02/72094331, fax 02/72096873


[exibart]

Visualizza commenti

  • Mi piace molto il fatto che non voglia, com'è quasi d'obbligo nel conformismo delle avanguardie attuali, porre problemi, scioccare e stupire per forza, attribuire falsi significati.
    Non tanto per la positività, quanto per l'astrazione operata dall'artista: il mondo brutto e le bassezze umane le conosciamo bene, che ci sia qualcosa che non va ce ne accorgiamo da soli, perché autocompiacersi in un narcisismo alla rovescia del brutto e del violento,?

  • L'arte non è esclusivamente fonte di piacere, l'artista vive nel suo tempo e ne " sente " i problemi.

  • ma si, infondo va bene anche così, complimenti alla kaufmann che si occupa dei territori di confine tra l'arte e l'altro

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