Quella di Malcom Morley è una vita dedicata alla pittura. Dall’iperrealismo degli anni ’70 al neo-espressionismo del decennio successivo, per finire ai lavori più recenti egli ha sempre trovato nel mezzo pittorico uno straordinario medium espressivo fatto di regole, mestiere, pazienza, ma anche libertà e fantasia. Ed è proprio in questo perfetto bilanciamento di regole e libertà, controllo ed espressività che sta la chiave per comprenderene la ricerca, soprattutto in quest’ultima fase.
L’insieme di regole è dato, in questo caso, dall’essersi sottoposto all’obbligo di rappresentare la realtà trascrivendone sulla tela gli oggetti e gli individui. La libertà consiste invece nella scelta di riprodurre tali soggetti attraverso tecniche innovative che consentano di elaborare il dipinto con originalità e non come una semplice fotocopia che il pittore pazientemente produce. Più in specifico, il punto di partenza di queste
Lavorando sulla singola casella e non sull’immagine complessiva, Morley realizza opere in cui la resa realistica del soggetto, per quanto non venga mai meno, è piuttosto sommaria. I suoi dipinti ricordano infatti gli esercizi di disegno dei bambini, nei quali si richiede di congiungere con un pennarello due punti separati da uno spazio vuoto oppure di riempire con un certo colore le varie caselle in cui è stata suddivisa l’immagine. Come in queste esercitazioni didattiche, anche nelle opere di Morley, la non sufficiente raffinatezza della griglia compositiva rende l’immagine più povera e scarna di dettagli rispetto al modello reale. Oppure per fare un altro esempio potremmo paragonare i suoi dipinti a quelle fotografie digitali a basse risoluzione, dove
Per quanto tal volta la strutturazione geometrica del dipinto possa ricordare quelle forme blande di cubismo alla Guttuso, è il divisionismo di Seurat il primario referente di questo tipo di operazione pittorica. Come nel francese, anche in Morley la rappresentazione della realtà è subordinata allo svolgimento di un procedimento creativo che come un caleidoscopio la ristruttura profondamente.
pierluigi casolari
mostra visitata il 21 maggio 2003
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