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fino al 30.V.2003 | Malcom Morley | Milano, Galleria Cardi

di - 26 Maggio 2003

Quella di Malcom Morley è una vita dedicata alla pittura. Dall’iperrealismo degli anni ’70 al neo-espressionismo del decennio successivo, per finire ai lavori più recenti egli ha sempre trovato nel mezzo pittorico uno straordinario medium espressivo fatto di regole, mestiere, pazienza, ma anche libertà e fantasia. Ed è proprio in questo perfetto bilanciamento di regole e libertà, controllo ed espressività che sta la chiave per comprenderene la ricerca, soprattutto in quest’ultima fase.
L’insieme di regole è dato, in questo caso, dall’essersi sottoposto all’obbligo di rappresentare la realtà trascrivendone sulla tela gli oggetti e gli individui. La libertà consiste invece nella scelta di riprodurre tali soggetti attraverso tecniche innovative che consentano di elaborare il dipinto con originalità e non come una semplice fotocopia che il pittore pazientemente produce. Più in specifico, il punto di partenza di queste Malcom Morley - Man Boy Donkey - 2002 opere consiste in una fotografia a colori che serve come modello per il dipinto. Questa fotografia viene divisa da un reticolo di linee che tagliano l’immagine sezionandola in tanti piccoli rettangoli e quadrati, simili (ma solo in parte) ai pixel dell’immagine digitale. Una volta effettuata questa operazione, il pittore ricrea sulla tela la stessa griglia geometrica e, osservando volta per volta i quadrati della immagine di partenza, inizia a dipingere, una per una, le varie caselle del quadro.
Lavorando sulla singola casella e non sull’immagine complessiva, Morley realizza opere in cui la resa realistica del soggetto, per quanto non venga mai meno, è piuttosto sommaria. I suoi dipinti ricordano infatti gli esercizi di disegno dei bambini, nei quali si richiede di congiungere con un pennarello due punti separati da uno spazio vuoto oppure di riempire con un certo colore le varie caselle in cui è stata suddivisa l’immagine. Come in queste esercitazioni didattiche, anche nelle opere di Morley, la non sufficiente raffinatezza della griglia compositiva rende l’immagine più povera e scarna di dettagli rispetto al modello reale. Oppure per fare un altro esempio potremmo paragonare i suoi dipinti a quelle fotografie digitali a basse risoluzione, doveMalcom Morley - Buzkashi - 2002 lo scarso numero di pixel impedisce che possa venire rappresentata la complessità di particolari, di sfumature e infinite ombreggiature che contraddistinguono la realtà. Quest’ultima insomma non è eliminata dall’orizzonte pittorico di Morley. Essa continua a funzionare come un filo conduttore, un tracciato da seguire, che tuttavia invece di venire osservato scrupolosamente può venire rielaborato attraverso uno schema deciso a priori dal pittore. Questo procedimento, prevalendo sulla rappresentazione dei soggetti, finisce con l’imprimere su di essi una forma standard, una sorta di sottile patina che ne rende leggermente indefinita l’apparenza.
Per quanto tal volta la strutturazione geometrica del dipinto possa ricordare quelle forme blande di cubismo alla Guttuso, è il divisionismo di Seurat il primario referente di questo tipo di operazione pittorica. Come nel francese, anche in Morley la rappresentazione della realtà è subordinata allo svolgimento di un procedimento creativo che come un caleidoscopio la ristruttura profondamente.

pierluigi casolari
mostra visitata il 21 maggio 2003


Malcolm Morley
Dal 9 aprile al 30 maggio
Galleria Cardi & Co
Corso di Porta Nuova 38 20121 Milano
Tel. 0262690945 fax. 0262694016
e.mail info@galleriacardi.com
sito galleria www.galleriacardi.com
orari: dal lunedì al sabato 10.30-13.30 / 15.30-19.30


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