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fino al 30.VI.2003 | Donatella Spaziani | Artopia, Milano

di - 10 Giugno 2003

Non servono per rappresentare stati di cose le fotografie presentate da Donatella Spaziani nella personale da Artopia. Esse assolvono, invece, al ruolo di documentare le fasi di un’intensa relazione che si viene a creare tra l’artista e l’ambiente con il quale interagisce. Si tratta, infatti, di una serie di immagini realizzate durante lunghi periodi di isolamento, che ritraggono il corpo dell’artista mentre si muove negli spazi chiusi di una camera d’albergo. Al contrario di quello che potrebbe sembrare ad una prima osservazione il soggetto di queste fotografie non coincide con l’autoritratto o con la raffigurazione di questi interni, bensì con quella sorta di simbiosi che lentamente si genera tra il corpo e l’ambiente nel quale esso si muove.
Per quanto l’uomo e il suo ambiente siano due entità nettamente distinte, esiste tra essi uno scambio continuo di informazioni e umori che produce trasformazioni e condizionamenti reciproci. Ed è proprio di questa fusione tra il soggetto e l’oggetto che si occupano le sue fotografie. Gli scatti mostrano come la postura del corpo e la traiettoria dei movimenti tendano progressivamente ad adeguarsi e a conformarsi alla struttura della stanza, in base a un meccanismo non molto diverso da quello mediante il quale le abitudini di un animale finiscono con il modellarsi sulle caratteristiche del suo habitat. Tuttavia, a differenza del meccanismo biologico di adattamento, i processi descritti dalla Spaziani non sono mai monodirezionali: non è solo il mondo a influenzare l’uomo, ma anche quest’ultimo esercita un impatto sull’ambiente alterandone la natura.
Questo secondo lato del problema è bene illustrato dalle piccole sculture. Esse ci appaiono inizialmente come oggetti di uso comune (sedie, panche e mobiletti) realizzati in legno e plastica. A differenziarli dal design è il fatto che tali sculture presentano una serie di avvallamenti, pieghe e curvature che li rendono inadatti a svolgere qualsivoglia funzione. Si tratta di oggetti che recano sulla propria superficie il segno dell’interazione con l’uomo. Che altro sarebbero infatti quelle curvature, quelle pieghe e quegli allungamenti se non la traccia visibile e indelebile di un corpo che vi si è appoggiato, che li ha piegati, stesi e tirati? Che altro sarebbero se non la traccia visibile di una relazione che si è consumata e ha prodotto segni esteriori analoghi a quelli che potrebbe provocare l’usura del tempo o il deterioramento naturale dei corpi?
E’ in fondo una sfida alla conoscenza quella che prospetta la Spaziani: conoscere l’uomo attraverso l’impatto che produce sull’ambiente e quest’ultimo attraverso il comportamento del primo. La si potrebbe anche descrivere come una lenta e metodica ricostruzione della realtà mediante i piccoli e dispersi frammenti che la costituiscono.

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mostra visitata il 2 giugno 2003


Donatella Spaziani
a cura di Laura Garbarino
Artopia, Milano
Via Lazzaro Papi 2, I piano,
Tel. E Fax 025460582
e.mail: ritaurso@tiscalinet.it
www.artopia.it
Orari: dal martedì al venerdì 15,30/19,30; sabato su appuntamento


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