Pietsch ama il cinema. È facilmente intuibile che le strutture formali dell’ottava arte siano state metabolizzate amorevolmente e rese funzionali al suo genere di produzione artistica. Comunque, non si può liquidare il lavoro di Oliver Pietsch come video-arte: si potrebbe parlare di sperimentazioni, il cui campo sta nel cinema come prodotto della vita sociale, e il cui oggetto è la vita sociale. Ci sono, è vero, lavori più riconducibili al genere, come The Misfit; da una televisione collocata nell’anticamera di The Flat (“l’appartamento ”, appunto), provengono grida selvagge, in una ripetizione ossessiva, senza soluzione di continuità: si tratta di una Marilyn Monroe, campionata da una scena de Gli Spostati di John Houston, e gettata nel bianco artificiale di uno sfondo in Croma-K. La scena perde i nessi con il plot narrativo, e la rabbia della donna, una volta rivolta a Clark Gable, si riversa poi sullo spettatore, che si sente tirato in ballo, appena messo piede in galleria. Nella stanza accanto, in Morgenstern, l’intento è meno interattivo, ma più formale e figurativo: spezzoni delle riduzioni filmiche più famose della storia di Cristo, da Pasolini a Scorsese, sono montate insieme e accompagnate dal brano di Christan Morgenstern, appunto, a ricostruire qualcosa di molto simile a un video clip, in cui la figura di Gesù di Nazareth, trasformato da oggetto di culto a cult movie, passa a essere infine un’icona della musica popolare, techno nella fattispecie, in un procedimento inverso a quello della Pop Art. Più crudi e incontestabilmente originali sono BodySnatchers e Out. Il primo gioca col titolo, sulla menzione del remake, firmato Abel Ferrara, dell’Invasione degli Ultracorpi, ed è il ritratto turbante di una guardia giurata cannibale, collocato furbamente nella cucina di The Flat. Il secondo è un montaggio di una serie di immagini rubate a Kreuzberg, quartiere berlinese dove l’artista vive; giocato sull’alternanza di campi e controcampi, imposti arbitrariamente, e sull’uso dissonante della musica, questo video, trasforma il materiale quasi documentativo in una microstoria dai contenuti forti; a questa si integra anche un’intervista estremamente seria, che contribuisce alla marcata vocazione sociale dell’arte di Pietsch. In questi lavori è la realtà ad essere saccheggiata segretamente con una piccola telecamera digitale. L’artista pratica una sorta di “bad-editing video”; le operazioni privilegiate sono due de-contestualizzazioni di ordine diverso: una recide i legami tra l’immagine cinematografica e il testo filmico; l’altra isola ritratti di vita reale e ne fa messaggi codificati secondo le regole del cinema ; riuscendo ad ottenere con tutto ciò, comunque, un impatto estetico, con un obiettivo etico oltre che concettuale. Il fruitore rischia di sentirsi molto scosso e un po’ più intelligente.
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Il sito di Carasi Arte Contemporanea
niccolò manzolini
mostra visitata il 10/10/2002
Oliver Pietsch- Videos
Dall’ 8 ottobre al 30 novembre.
The Flat (Carasi Arte Contemporanea), via Vaina 2, (MM Porta Romana), Milano
Ingresso libero
Orari: dalle 15.30 alle 19.30; sabato anche dalle 10.00 alle 12.30.Chiuso lunedì e domenica
Informazioni: Tel 0/58313809; Cell. 333/7352752; e–mail carasi-massimo@libero.it[exibart]