“Le parole dividono, le immagini uniscono”: così Otto Neurath (1882-1945), sociologo ed economista austriaco sintetizzava la filosofia e gli intenti del suo rivoluzionario sistema di comunicazione, un vero e proprio alfabeto per immagini, semplice, immediato e universale.
Tutto cominciò nel 1924 quando Neurath fondò a Vienna il Gesselschafts-und-Wirtschaftsmuseum (Museo Sociale ed Economico) con un progetto innovativo di semplificazione e divulgazione delle scienze statistiche intese come chiave di lettura della società contemporanea. L’incontro, qualche anno dopo, con il giovane artista Gerd Arntz (1900-1988) fu una circostanza delle più felici: Arntz aveva già maturato una propria concezione artistica che, svincolandosi dall’espressione individuale, aspirava a farsi mezzo di comunicazione di massa attraverso un sistema di simboli grafici convenzionali. Tra i suoi lavori in mostra sono da ricordare le “Dodici case contemporanee”, riproduzioni stilizzate di
L’ingresso di Arntz nell’equipe del museo segnò la nascita di un nuovo linguaggio ideografico: dapprima conosciuto soltanto come “metodo Neurath”, isotype – acronimo di “International System of Typographic Picture Education” – mirava proprio alla creazione di una lingua transnazionale che valicasse le frontiere e semplificasse i processi di apprendimento. Ed a seguire il percorso della mostra se ne può riscontrare, passo dopo passo, il progressivo radicamento nella nostra cultura e nel nostro sentire comune, a partire dal 1964, quando in occasione delle Olimpiadi di Tokyo vennero creati dal direttore del design Masaru Katsumie, per caratterizzare i giochi, una serie di simboli grafici ispirati a quelli di isotype. Lo stesso fecero quattro anni dopo (Mexico 1968) Manuel Villazòn e Matthias Goeritz, e ancora nel 1972, in occasione dei giochi olimpici di Monaco, il designer Otl Aicher. L’eco di isotype non si spegne ancora, dilaga anzi in ogni settore della vita sociale, se è vero, come è stato detto, che ormai tutto è messaggio: dalle insegne stradali alle istruzioni sull’aereo, fino alle familiari icone di Macintosh e Windows.
articoli correlati
Le icone di Julian Opie
Keith Haring a Pisa
Graffitismo milanese
andrea tomassoli
mostra visitata il 14 novembre 2003
Appuntamento questa sera, 28 luglio, con “be here now”, l’esposizione dei tre lavori inediti che l’artista olandese herman de vries…
La galleria Pinksummer porta l’arte fuori dalle sue mura espositive per fondersi con la città presentando una collettiva estiva dal…
Manna Rain: le nuove piogge astratte e cinematografiche di Rita Ackermann in dialogo con l’eredità di Cy Twombly, per la…
La maison italiana fondata nel 1974 fa il suo ingresso nel gruppo d’aste Millon, ma mantiene forte la sua identità
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…
WineWise: parte la open call per artisti emergenti promossa da Art Days Napoli Campania. In palio la produzione di un'opera…