Ancora una volta il connubio arte-moda è celebrato negli spazi della Galleria Carla Sozzani. Si rende omaggio a Pierre Cardin, stilista di culto, che ha segnato un’epoca con le sue creazioni dallo stile inconfondibile per le linee essenziali, geometriche, pulite.
Trentasei manichini circondano lo spettatore che, forse nostalgico, vede trascorrere davanti i suoi occhi due decenni di moda (gli anni’60 e ’70). Gonne cortissime, alcune in vinile, calzamaglie pesanti, dolcevita, collane d’argento, giacche maschili senza collo (le stesse rese famose dai Beatles). Abiti asimmetrici, calzoncini, accessori di plastica o plexiglass, assolutamente attuali nei modelli e nei materiali. Comune denominatore il trionfo del colore: rosso, giallo, verde sempre alternati ritmicamente al nero o al bianco. Come in opere astratte figure romboidali e sferiche, sembrano emergere dallo sfondo, costruendo perfette geometrie. Osservare queste creazioni significa compiere un viaggio a ritroso nella memoria, ritrovando quei riferimenti culturali che caratterizzano ogni età: l’entusiasmo e la curiosità per i primi viaggi sulla luna, l’interesse per la fantascienza, il desiderio dell’uomo di superare i propri limiti. Come in una navicella di Star Trek figure avveniristiche fanno rivivere la passione, sempre accesa, per ciò che è sconosciuto e quindi ricco di mistero.
E’ innegabile anche l’affinità con espressioni artistiche che spaziano dal surrealismo all’astrattismo (lo stilista veneto-parigino conobbe personalmente Picasso, Mirò, Dalì), anche se lo stilista non si sente debitore nei confronti di nessuna corrente, ma riconosce come unico grande artefice del suo successo la propria creatività e la voglia di sperimentare.
Fu uno dei primi a concepire la moda come vera e propria espressione artistica, tanto che a Parigi, nella sua dimora, espone le proprie creazioni che da semplici manufatti diventano simbolo ed espressione culturale di un’epoca.
Corollario di quest’esposizione assolutamente particolare una serie di fotografie di Yoshi Takata, fotografa giapponese, che documenta con il suo repertorio (presente e ampliato nel catalogo della mostra) la parentesi più futurista di un uomo, divenuto icona di stile ed eleganza.
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