Nell’arte contemporanea la provocazione è sempre stata una delle caratteristiche predominanti e fondamentali: dalle storiche avanguardie novecentesche sino ai nostri giorni lo sfregio, il voler stupire, la sfida hanno rappresentato molto spesso, l’essenza stessa dell’arte. Tutto può e deve divenire arte e, viceversa, l’arte deve abbracciare ogni tipo di materiale ed ogni oggetto. Dai Dada sino alla Pop Art, una delle parole d’ordine delle poetiche figurative è stata proprio la massificazione dell’opera e persino la sua mistificazione.
L’installazione Short Cut, opera di Michael Elmgreen e Ingar Dragset, presentata dalla Fondazione Trussardi e sistemata nell’Ottagono della Galleria Vittorio
E’ davvero un’opera da vedere attentamente, senza pregiudizi di sorta, che forse farà sorridere o indignare, ma che sicuramente non lascerà indifferenti e, tutto sommato ciò è, fondamentalmente, uno degli scopi dell’arte contemporanea in generale e della Fondazione Trussardi in generale. Con questa operazione, infatti, l’istituzione diretta da Massimiliano Gioni inzia ad intraprendere un rapporto borderline con la città di Milano. Un amore odio.
luca scalco
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audace e coraggiosa.. io diri banale e pubblicitaria... ecco perchè l'arte è sempre più inutile... la pubblicità sa fare di meglio...
E la chiamano opera d'arte?
E' una merda pazzesca!!!!!
MA come si fa?
certa gente dovrebbe vergognarsi
Concordo con i commenti precedenti, se questa è arte allora i nuovi spazi espositivi potrebbero diventare gli sfasciacarrozze. La fondazione Trussardi e Gioni forse non hano più idee per credere in certi progetti.
ammetto di aver mandato il messaggio precedente senza prima leggere la recensione, altrimenti a Luca Scalco una parola la avrei detta...rimedio ora...COMPLIMENTI!!!Farai carriera sicuramente se continuerai a scrivere con tanta piaggeria...un nuovo Alessandro Riva...
una specie di Catellan di serie B, come il cucciolo Gioni e chi se lo beve...
a me piace molto
anzi la trovo fantastica