Pur essendo incentrata sul tema della natura, l’opera di Claudia Losi è molto diversa da quella degli artisti appartenenti alla Land Art. Mentre quest’ultimi intervenivano sul territorio producendovi considerevoli alterazioni, l’artista piacentina concepisce, invece, opere a basso impatto ambientale compatibili con l’odierna sensibilità ecologista, concentrata sull’obiettivo di uno sviluppo sostenibile.
Quello del rapporto tra uomo e natura è in effetti un aspetto talmente importante nelle produzione della Losi che lo spettatore può ritrovarlo sia nella scelta dei temi che in quella dei materiali. Le opere presentate in questa personale da De Cardenas, per esempio, sono fatte di feltro, gommapiuma e cotone cioè una serie di materiali a basso gradiente tecnologico e caratterizzati dalla copresenza di elementi naturali e artificiali. E’ evidente quindi la volontà da parte dell’artista di testimoniare la possibilità di
Queste materie vengono trasformate in sculture e istallazioni che rappresentano animali, cartine geografiche e mappamondi, attraverso un tipo lavorazione che ricorda quella con cui vengono allestiti i laboratori didattici delle materie scientifiche. L’impressione che si riceve entrando nello spazio espositivo è, infatti, quella di essere finiti all’interno di un luogo scientifico, forse un museo dove una guida sta illustrando alcune teorie di geologia. Allestite nella prima sala di questo museo immaginario troviamo alcune sculture in feltro che ritraggono coppie di animali sorprese durante l’atto riproduttivo, in una sorta di rivisitazione con dei “peluche” della biblica leggenda “dell’Arca di Noè”. Davanti ad esse, appoggiati su un cuscino, si vedono dei piccoli gomitoli/mappamondo sui quali sono stati ricamate con la seta le diverse fasi della deriva dei continenti. L’ultima stanza, invece, è letteralmente occupata da un enorme letto di gommapiuma che visto da vicino si rivela essere la planimetria degli appennini, decorata con i disegni degli animali che una volta vi abitavano, tra i quali alcune gigantesche balene.
Per quanto apparentemente realistici, i vari oggetti presenti in galleria non sono altro che enormi giocattoloni pelosi e innocui come quelli di Pino Pascali (ed in alcuni casi questa somiglianza è forse eccessiva). Del resto dopo un’iniziale sorpresa, il museo di scienze naturali si trasforma in una sala giochi e la ricostruzione scientifica comincia ad assomigliare sempre di più ad una favola per bambini piena di avventure e animali ormai estinti. Quella che prima ci appariva come una sorta di illustrazione divulgativa, ora ci si prospetta come un tipo di riflessione che chiama in causa la nostra fanciullezza e un diverso modo di prendersi cura delle cose. E’ in questa combinazione tra sensibilità naturalistica e dimensione ludica che si gioca la proposta della Losi di un’arte… ecologica.
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