La banca è la Deutsche Bank che, tra le sue 50.000 opere, annovera anche questo nucleo formatosi con rara tempestività in parallelo alle vicende artistiche della Nuova Figurazione in Germania e dei “Neue Wilden“, i Nuovi Selvaggi degli anni Ottanta.
Quale il filo rosso? Nella disparità dei linguaggi e dei riferimenti, concorde è il richiamo alle avanguardie del ‘900, l’Espressionismo tedesco in primis, e la ripresa della figurazione/narrazione. Selvaggi? Qualcuno lo mette in dubbio. Troppo cosciente il loro attingere a fonti
Quadri collettivi. Un modo per mettere in crisi il sistema di valutazione dell’arte basato sulla personalità e l’originalità eppure, di fronte a ciò, un mercato pronto a recepire e rilanciare con forza il valore non solo estetico di queste nuove apparizioni.
Il ritorno dei giganti. Sul titolo della mostra (tratto da un quadro di Rainer Fetting) insiste il saggio di Barilli: se la parola “ritorno” è un leit-motiv del Novecento, con il termine di giganti c’è un immediato rilancio con una connotazione mostruosa, “di forza bruta e sconvolgente, difficile da amministrare, pronta ad avventurarsi nel mito”.
Dal punto di vista iconografico si possono accomunare Fetting e Middendorf per la loro relazione con il vissuto urbano: in prospettive sbilanciate emergono carichi di tensione nudi maschili che attraversano le diagonali di uno spazio sempre carico di tensione.
Sono gli allievi di Hodicke, il padre dei Nuovi Selvaggi , fautore dello sguardo soggettivo che oscilla tra i paesaggi irlandesi e la violenta umanità berlinese.
Da Beuys discende invece, con una svolta radicale, la pittura di Immendorff, partita nel 1966 con il motto “smettiamo di dipingere ” e approdata poi alla serie di Café Deutschland, riflessione drammatica e irriverente sulle due Germanie.
Provocatoria appare l’autorappresentazione di Elvira
Ditirambica è invece definita dallo stesso autore, Lupertz, la sua pittura che, rifacendosi al mito delle baccanti di Dioniso, presenta oggetti come ghiande, elmi e spighe carichi di ambiguità eversive.
Una storia variegata e forse ancora troppo recente per una sua storicizzazione anche se appare evidente il parallelismo con le vicende italiane degli anacronisti e della transavanguardia , confronto sul quale insiste lo stimolante saggio di Renato Barilli in catalogo.
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Informazioni sulla collezione
Gabriella Anedi
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