L’Associazione Pandora è uno dei centri più attivi e propulsivi a Milano nell’offrire proiezioni interessanti di videoarte e cinema sperimentale. Dopo Experimental Cinema 3 e Kind of Blue, Jazz Film Festival, martedì 29 maggio viene proposta una selezione da “VIDEOZERO. Punto della situazione”, rassegna di video degli studenti di Brera, che si è svolta il 26 e 27 aprile presso l’Accademia.
La rassegna “VIDEOZERO. Punto della situazione” nasce alla fine degli anni Novanta per volontà di Francesco Ballo, docente di Teoria e metodo dei mass media, con l’intento di verificare il punto della situazione nell’universo video all’Accademia di Belle Arti di Brera. Giunti alla sua terza edizione, l’impressione che si ha nell’assistere alla due giorni di proiezioni, è di non trovarsi più ad un punto zero, ma di fronte a una situazione ricca e complessa.
Il tema dell’identità, del volto, del videoritratto, dell’io e del suo doppio, come luogo di indagine del mezzo video, è alla base di Sinistra, Destra di Rossella Sidonio, altro video escluso dalla selezione di Pandora. Realtà e irrealtà, esterno e interno, vengono sperimentati e significati nel video attraverso fotogrammi che si compongono e si dimezzano alla perenne ricerca di unità. E’ di nuovo il tema affascinante della simmetria, ovvero della perfetta uguaglianza delle immagini che però è impossibile sovrapporre e far coincidere, a meno di uscire dalla bidimensione.
In Campo 20002001.I( di Valeria Proserpio è un lungo piano-sequenza di 30 minuti in cui si assiste al lento scendere del sole e del suo riflesso in uno specchio d’acqua immobile. Un campo è stato inondato. Un tronco d’albero che sorge dall’acqua divide quasi in due la scena. L’audio ci porta le voci di una partita di gioco che si svolge in un campo, fuori campo e fuori tempo. L’immagine e i suoni si avvolgono e si arricchiscono, nella loro unione, di rimandi e letture. E’ un video sul fuori campo e sulla natura magica. Meraviglioso.
La ricerca teorica, metalinguistica, dei lavori di Brera ha una forte carica emotiva e introspettiva, un coinvolgimento intenso, quasi un esporsi in prima persona. Una presenza quasi levinasiana del tema del volto, come nelle immagini della maschera di ghiaccio che si scioglie e lascia trasparire il viso nel video Sono un fiore ammaccato… di Giulia Marzani (mini DV, montato con Adobe Première 5.1 e post prodotto con Adobe After Effects 4.0, non presente nella selezione di Pandora).
Il movimento è l’oggetto di studio di Dilatazione di MuyBridge di Stefania Bressani. La locomozione umana è un topos dei primi tentativi cinematografici, uno studio del cinema su se stesso e sulle sue potenzialità di analizzare il movimento, e a questo fa implicito riferimento il video, che però aggiorna il tema con il ricorso al digitale: l’animazione a passo uno. La tecnica usata di scansione e elaborazione di ogni frame, dove il discreto prevale sul continuo, immortala alcuni attimi salienti della camminata e della corsa umane, punti notevoli di un modulo che si sussegue si contrae e si deforma in rapporto al tempo e allo spazio. La natura si dilata, si trasfigura in astrazione, per presentarsi trasformata in un modo nuovo allo spettatore. Non è una riproduzione del movimento naturale, ma la scoperta di un movimento nuovo, quello del cinema e del video. Una specie di follia della ragione di Zenone.
Il movimento per cui sono stati pensati i video di Elisa Campanelli, in arte Elektrika Visual Stimulant, (http://www.visualstimulant.org) per la musica dei Sigma Tibet, è quello della dance. Assistervi in un contesto differente, della visione più meditata, permette di cogliere altre sfumature concettuali del Minestrone Ormoniko in continua evoluzione di Elisa, selezionato per il Sonar di Barcellona, il più imporante festival internazionale di musica elettronica innovativa. La domanda radicale che viene posta è “come vivere l’imprendibile senza dissolversi”?
In Referente di Paolo Lonzi uomini e donne soli e emerginati sembrano rivolgersi a interlocutori che però non esistono: non c’è nessuno al loro fianco. La simmetria del gesto di rivolgersi-a è rotta dalla presenza dell’assenza, che sembra quasi costituire l’essenza della città, Milano.
La presenza dell’assenza, come dimensione essenziale del video, è il tema del video di Claudia Troebinger Musica. Milano 1999. Qui quello che manca è la musica, una canzone araba che un ragazzo tunisino avrebbe dovuto insegnare a Claudia e nella cui melodia modale avrebbero dovuto trovare un’unità culture diverse. Ma il ragazzo tunisino non compare e Claudia davanti alla macchina da presa fissa e immobile racconta ciò che non è accaduto. Anche in questo video la tematica e la critica sociale (l’importanza nel titolo del riferimento a Milano) sono presentate in modo non banale.
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Il tema ricorrente dei Video realizzati dagli studenti di Brera sembra essere l’incontro, in alcuni casi la fusione, in altri la contrapposizione, tra realtà diverse; significanti che la purezza dell’immagine Video avvicina e che si lasciano guardare rivelando aspetti finora sconosciuti e non sperimentati dall’occhio. L’interesse dei giovani autori sembra orientarsi nei confronti di un elemento vitale e irrimediabilmente assente, che però essi evocano, attraverso la relazione con l’esistente e le sue aspettative - il "respiro impossibile" -: queste sono forse il fattore “umano” - la cui presenza conferma le infinite possibilità del Video di divenire l’arte “delle immagini” per eccellenza e di sostituirsi al cinema in crisi, diciamo così, “estetica” - e, azzardando la possibilità che tale consistenza (che noi spettatori del Video percepiamo finalmente nella sua tridimensionalità) conosca un secondo livello intepretativo, un nuovo elemento vitale che diviene vera materia di riflessione su ciò “che è” e su “ciò che non è”, sulla “possibilità”, sull’abbandono di qualcuno/qualcosa che, per pochi attimi ha costituito, mediante la sua unione con l’esistente stesso, una realtà umana, artistica, irripetibile ed indimenticabile. Alcuni di questi video, mi sembra, riflettono con delicatezza elegiaca sull’impossibilità di raggiungere una realizzazione assoluta, su come sarebbe, ad esempio, equilibrata una situazione nella quale “il lento scendere del sole e del suo riflesso in uno specchio d’acqua immobile” fosse un’immagine sempre e realmente percepibile; e non lo è, chiaramente, poiché la dilatazione del Piano-sequenza (trenta minuti…) rivela forse la sua versione contraria, la negazione di una bellezza, l’impossibilità della sua realizzazione, la sua fine, che tutti possiamo “costruire” dentro di noi. Si potrebbe quasi dire (è Lavinia stessa ad indicare questa nuova via) che il Piano-sequenza possa conoscere una vera e propria rinascita, poiché le modalità della Videoarte e le caratteristiche di tale figura stilistica potrebbero “naturalmente” combaciare e consentire allo sguardo di aprirsi su sconosciuti (finora) e ricchissimi orizzonti espressivi. La dimensione creativa si sovrappone alla dimensione “reale”, i colori della mente dell’autore divengono i colori attraverso i quali il mondo sboccia come un fiore davanti ai nostri occhi e finalmente si rivela. Hölderlin verga molti versi, in relazione alla perduta purezza della Natura, tra i quali vorrei ricordare: “und alles ist Schein”: l’esperienza del Video rivela, oltre l’Apparenza, che fino ad ora si era mostrata nella sua integrale povertà, la densità e la vitalità dell’universo. “L’immagine e i suoni si avvolgono e si arricchiscono, nella loro unione, di rimandi e letture. E’ un video sul fuori campo e sulla natura magica. Meraviglioso.” Sì… lo immagino davvero meraviglioso, proprio come sono meravigliose le tue parole, dense di amore e passione verso l’arte che stai analizzando.
Avrei piacere che il Professor Ballo intervenisse, se può e se lo desidera, per raccontarci qualcosa su questa bellissima isola felice di Brera.