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17
luglio 2009
collezioni Una collezione trasversale Alzano Lombardo (bg), Alt
milano
Dove non arrivano le istituzioni pubbliche, c'è l'intraprendenza privata. La passione di due collezionisti regala al pubblico un autentico museo d’arte contemporanea. Da prendere come esempio, e monito, in tutti i grandi capoluoghi...
Alzano Lombardo, provincia di Bergamo, 13.240 abitanti, e uno degli spazi per l’arte contemporanea migliori del Nord Italia. È la creatura di Tullio Leggeri e Elena Matous Radici; un nome imperioso, Alt, che in realtà è un acronimo propositivo, “Arte, Lavoro, Territorio”, dichiarazione d’intenti per il nuovo polo espositivo.
“Arte”, con una collezione permanente che raccoglie il meglio della produzione internazionale degli ultimi due secoli; “Lavoro”, a partire dall’edificio che ospita lo spazio, un ex opificio della Italcementi, mirabile esempio di recupero funzionale di archeologia industriale e simbolo dell’attività imprenditoriale che sottende alla nascita della raccolta d’arte; “Territorio”, un legame che non viene sradicato, e che porta la collezione nel luogo che lo stesso Fausto Radici aveva scelto insieme all’amico Leggeri proprio per diventare un punto di riferimento per l’arte contemporanea.
Una collezione trasversale, come sceglie di chiamarla il curatore Fabio Cavallucci: un nucleo eterogeneo, complesso, multiforme, che sfugge alle catalogazioni tassonomiche tipiche dei musei canonici, nato dalla passione e dal gusto di collezionisti privati.
“Trasversale” perché attraversa obliquamente periodi, stili, gruppi, movimenti; incidente rispetto alle rette parallele del mainstream e dell’avanguardia, raccoglie opere e artisti che lavorano con stilemi e tecniche diverse e opposte, senza comunque entrare mai in conflitto.
Pezzi rari, distanti dalle produzioni canoniche, come gli scatti neri monocromi di Vanessa Beecroft, accanto a grandi classici, come la piramide di animali in tassidermia di Love Saves Lives di Maurizio Cattelan; opere da manuale di storia dell’arte, come l’Achrome di Piero Manzoni, o l’autoritratto di Man Ray, accanto ai lavori delle nuove leve, come Andrea Mastrovito e Matteo Rubbi – entrambi bergamaschi – o Michael Fliri; la Z di Zorro, proposta sempre da Cattelan come tre squarci nella tela, prende posto insieme ai capolavori ispiratori degli spazialisti, compresi i tagli di Lucio Fontana, e dei cinetici.
Un nucleo di opere che, nelle intenzioni dei creatori, si pone come base per un continuo work in progress, aperto alle nuove sperimentazioni, grazie anche alle residenze in programma e agli spazi/atelier destinati agli artisti ancora da scoprire; con un occhio privilegiato alla didattica mussale, destinata non solo ai bambini, ma a ogni tipo di fruitore.
Un’istituzione che si pone come faro nell’oscurità del panorama museale italiano, e che si spera faccia da sprone alle realtà espositive pubbliche. Affinché possano anch’esse raggiungere gli standard qualitativi adeguati. Possibili, evidentemente.
“Arte”, con una collezione permanente che raccoglie il meglio della produzione internazionale degli ultimi due secoli; “Lavoro”, a partire dall’edificio che ospita lo spazio, un ex opificio della Italcementi, mirabile esempio di recupero funzionale di archeologia industriale e simbolo dell’attività imprenditoriale che sottende alla nascita della raccolta d’arte; “Territorio”, un legame che non viene sradicato, e che porta la collezione nel luogo che lo stesso Fausto Radici aveva scelto insieme all’amico Leggeri proprio per diventare un punto di riferimento per l’arte contemporanea.
Una collezione trasversale, come sceglie di chiamarla il curatore Fabio Cavallucci: un nucleo eterogeneo, complesso, multiforme, che sfugge alle catalogazioni tassonomiche tipiche dei musei canonici, nato dalla passione e dal gusto di collezionisti privati.
“Trasversale” perché attraversa obliquamente periodi, stili, gruppi, movimenti; incidente rispetto alle rette parallele del mainstream e dell’avanguardia, raccoglie opere e artisti che lavorano con stilemi e tecniche diverse e opposte, senza comunque entrare mai in conflitto.
Pezzi rari, distanti dalle produzioni canoniche, come gli scatti neri monocromi di Vanessa Beecroft, accanto a grandi classici, come la piramide di animali in tassidermia di Love Saves Lives di Maurizio Cattelan; opere da manuale di storia dell’arte, come l’Achrome di Piero Manzoni, o l’autoritratto di Man Ray, accanto ai lavori delle nuove leve, come Andrea Mastrovito e Matteo Rubbi – entrambi bergamaschi – o Michael Fliri; la Z di Zorro, proposta sempre da Cattelan come tre squarci nella tela, prende posto insieme ai capolavori ispiratori degli spazialisti, compresi i tagli di Lucio Fontana, e dei cinetici.
Un nucleo di opere che, nelle intenzioni dei creatori, si pone come base per un continuo work in progress, aperto alle nuove sperimentazioni, grazie anche alle residenze in programma e agli spazi/atelier destinati agli artisti ancora da scoprire; con un occhio privilegiato alla didattica mussale, destinata non solo ai bambini, ma a ogni tipo di fruitore.
Un’istituzione che si pone come faro nell’oscurità del panorama museale italiano, e che si spera faccia da sprone alle realtà espositive pubbliche. Affinché possano anch’esse raggiungere gli standard qualitativi adeguati. Possibili, evidentemente.
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Intervista con Fabio Cavallucci
guia cortassa
mostra visitata il 27 giugno 2009
Una collezione trasversale
a cura di Fabio Cavallucci
ALT – Arte Lavoro Territorio
Via Acerbis, 12 – 24022 Alzano Lombardo (BG)
Orario: sabato e domenica ore 11-19 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 035294303; info@altartecontemporanea.it; www.altartecontemporanea.it
[exibart]
luca rossi è o michele lombardelli o roberto ago o luca vona o dal pont