La mostra è stata realizzata con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero della Pubblica Istruzione, il Ministero per le Politiche Comunitarie e sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana
Il Comune di Brescia, l’Assessorato alla Cultura, i Civici Musei d’Arte e Storia di Brescia e l’Assessorato al Turismo con la Fondazione CAB ed il Banco di Brescia hanno promosso la mostra con il sostegno della Regione Lombardia – Direzione Generale Cultura e la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle provincie di Mantova, Brescia e Cremona, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Regione Lombardia, della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Brescia, Cremona e Mantova.
I curatori Carlo Bertelli e Gian Pietro Brogiolo, sostenuti dallo storico Jacques Le Goff e Presidente del Comitato scientifico, hanno proposto, per la prima volta, una mostra sui Longobardi e, soprattutto, sul loro futuro regno: “regno dei Franchi, nelle terre dei Longobardi del Sud, sulle coste della Dalmazia ai prodromi della storia europea con le stirpi slave. Nel 774, la vittoria di Carlo Magno testimonia nuove forme politiche, documentate dagli oggetti esposti. Sono presenti, eccezionalmente, gli “Affreschi dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno”, la “Tomba di Ariperga”, recentemente scoperta nella Chiesa di San Felice a Pavia e il gruppo di Icone pre-iconoclastiche provenienti dal Sinai, conservate al Museo di Kiev ed esposte, per la prima volta, in occidente. Il percorso è razionalizzato e reso affascinante dalla ricostruzione ambientale che, grazie a tecnologie moderne ed innovative, consentono di potere visionare i bellissimi rilievi fotogrammetrici (rilievi fotografici e planimetrici) di monumenti longobardi, (Santa Maria alle Cacce – San Felice, Pavia; San Salvatore – Tempietto del Clitunno, Spoleto; San Salvtore, Brescia; S. Eldrado – S. Maria- S. Michele- S. Salvatore, Novalesa; S. Martino in Serravalle, Sondrio; Santa Sofia- n.5 case- tratto di mura, Benevento; S. Maria in Valle- Palazzo dei Patriarchi, Cividale del Friuli; Torre di Torba, Castelseprio, San Salvatore – San Pietro, Sirmione; Sant’Alessandro, Fara Gera D’Adda.), attraverso le tecniche di proiezione su vetri polarizzati e cristalli trasparenti, che diventano opachi alla presenza del visitatore. L’allestimento è stato realizzato dallo Studio Cerri & Associati. La magnificenza dell’ultimo re longobardo Desiderio e di sua moglie Ansa, sono testimoniate da alcuni pezzi famosi e di rara bellezza come la “Lamina di Agilulfo” (Museo Nazionale del Bargello), “L’editto di Rotari” ed il “Codex Martirensis” con le Leges Longobardorum (Stiftsbibliothek di Sankt Gallen e dalla Biblioteca Nazionale di Madrid) che segnano il passaggio del diritto consetudinario, che distaccandosi da quello romano, sarà la base del diritto comunale italiano.
Bellissime le lastre di sarcofagi con i tipici motivi dei pavoni, come elementi centrali, posti l’uno di fronte all’altro, o ancora, i capitelli e gli archi di ciborio. La mostra è divisa in dieci sezioni. La prima, “La società longobarda”, è articolata in due parti che mettono a confronto i ruoli sociali nei rapporti tra il maschile ed il femminile, nell’ambito della vita quotidiana. Il rapporto tra la vita e la morte è messo in evidenza dagli oggetti, come corredi funerari, che rappresentano i rituali funerari. La seconda sezione, “Le monete, (sezione di approfondimento)”, presenta alcuni esemplari tra la metà dell’VIII e la fine dell’IX secolo, che rilevano la presenza della moneta in oro ancora in circolazione, elemento predominante del mediterraneo bizantino, di quello europeo continentale e merovingio. La terza, “La cultura scritta (continuità della cultura classica)”, è dedicata alla produzione libraria. Codici miniati di finissima produzione, rappresentati dalla più antica sede di Montecassino, costituiscono il collegamento tra i longobardi e la futura Italia. Bellissimi sono i “Codici di San Benedetto (Regola ed altri testi)”, X secolo (915 – 934 d. c.), Capua, Montecassino, Biblioteca Monumentale, Archivio Storico.
Nella quarta, “L’insediamento dei Longobardi tra VII e VIII secolo”, è messo in evidenza il processo di trasformazione dei modelli insediativi romani, iniziato nella tarda antichità. La documentazione è ricca di testimonianze architettoniche come, i castelli, principali centri dell’insediamento longobardo, e le basiliche paleocristiane. La quinta, “I monasteri e i pellegrinaggi”, tra l’VIII e il IX secolo, costituisce un importante elemento di studio per l’istituzione monastica ed, in particolare, per la “topografia” dei monasteri e per quanto concerne i tipi architettonici di matrice tardoantica (corpi di fabbrica rettangolari allungati) elementi tipici dell’architettura medioevale. La sesta, “L’Italia dei ducati e il consolidamento della monarchia”, testimonia lo sviluppo, dell’aristocrazia terriera nel VII secolo e la, sempre più evidente, compenetrazione tra romani e longobardi. Molti resti architettonici mettono a fuoco questo problema politico, in riferimento ai violenti contrasti tra Regno e Papato. Ne sono esempio Ravenna, Brescia ed altre città. La settima, “L’Italia bizantina” e l’ottava sezione, “I Longobardi e L’Europa di Carlo Magno” rappresentano il nucleo storico della mostra, perché i sarcofagi antichi, le colonne ed i capitelli, identificano la cultura della “rinascita carolingia”, la continuità e la ripresa grazie al contatto con i franchi. Ravenna e Roma sono le principali città. La nona, “Lo smalto cloisonné e l’estetica della luce (sezione di approfondimento)” e la decima sezione, “Flavia Brixia – Brescia e territorio tra VII e IX secolo” sono dedicate alla diffusione della produzione del vetro, soprattutto in età romana, intorno all’VIII secolo.
Lo smalto cloisonné si ottiene utilzzando il vetro al posto del colore. (Questo termine si riferisce al supporto base per lo smalto) esaltando la bellezza di vassoi, altari e cibori. L’ultima sezione documenta l’età di transizione dei Longobardi dal V all’VIII secolo. Case in legno sui ruderi delle Domus romane oltre ai vari corredi funerari. La mostra, dunque, nasce da un progetto precedente dedicato alla costruzione dell’Europa carolingia: “Charlemagne. The making of Europe” che ha affincato Brescia con le città di Paderborn, Barcellona, Spalato e York e sostenuto dalla Unione Europea tramite il programma “Raffaello”. La prima mostra fu realizzata nel 1999 a Paderborn, in Germania, la città simbolo per l’incontro tra il Papa Leone III ed il Re Carlo Magno nel 779. Questo progetto testimonia l’importanza storico – artistica della civiltà longobarda e di un modus vivendi di altissimo livello culturale. Molti sono stati i Musei prestatori tra gli stranieri, Museo d’Historia de la Ciutat, Barcellona; Staatsbibliotethek, Berlino; Rheinisches Landesmuseum, Bonn; Historich Scotland, Edimburgo; Pushjin State Museum of Fine Arts, Mosca. Per i Musei Nazionali, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Civico Medioevale, Bologna; Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, Cagliari; Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze; Soprintendenza Archeologica della Lombardia, Milano; Biblioteca Monumentale e Archivio Storico, Montecassino e moltissimi altri.
Maria Elena Crea
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Un'occasione di più per rivalutare i famosi "secoli bui", tra i più fulgidi, invece, per l'arte diciamo così "spirituale". Forse durante quel periodo siamo stati più vicini all'oriente che mai; forse in quel periodo siamo stati più vicini all'astrattismo che mai. L'"horror vacui" fu, credo, l'unica trasgressione concreta alla classicità, almeno fino a Cézanne e Picasso.
tutto è molto bello
Trovo significativo che nello stesso arco temporale e a pochi Km di distanza (Bergamo- Brescia), si tengano due mostre che hanno come filo conduttore la luce: intesa in senso più latamente simbolico e, come dice Emiliano, "spirituale", oppure come ricerca atmosferica, come tentativo di riprodurre una luce universale o di ricreare la suggestione di un notturno. D'altra parte quello della luce è un motivo coessenziale, ineludibile dell'arte stessa, quello che, più di qualunque altro, si presta ad essere interpretato fino a divenire sintomatico di un'epoca, di una personalità artistica...