Oltrepassando la soglia del portone di Palazzo Brentani si è subito accolti dall’affresco Di Frescante Bresciano, la Madonna in trono col Bambino del 1417, che troneggia al centro della sala principale, quella che si apre direttamente in fondo al piccolo corridoio d’ingresso. Da
qui il percorso della mostra si divide. A sinistra della sala sono raccolte le opere da Quattrocento al Seicento: quadri imponenti, come quelli del Simonini e di Salvator Rosa, che raccontano di antiche strategie di battaglia si alternano alle fantasie architettoniche del Monogrammista GAE, agli episodi della vita di Alessandro di Francesco De Mura, alle nature morte del Casissa e agli stralci di vita quotidiana di Jean Louis Demarne (o de Marne).
Dall’altra parte sono protagonisti l’Ottocento ed il Novecento, con Lady Macbeth di Amos Cassioli, il Paesaggio con alberi, splendido, di Augusto Carutti, una affascinante Perugia vista attraverso gli occhi di
Cesare Permei, e ancora una veduta di Napoli di Gaspar Van Wittel, solo per citarne alcuni, fino ad arrivare alle vorticose atmosfere ancora divisioniste ma che contengono i germi del futurismo dei tre quadri di Umberto Boccioni (Tre donne, Officine a Porta Romana, Donna in giardino).
Anche gli spazi che sono stati dedicati all’esposizione rivelano il loro carattere inconsueto. La Banca Commerciale Italiana ha infatti appena terminato di restaurare i locali di Palazzo Brentani per adibirli a luoghi di lavoro. Non, quindi, le sale museali o gli ambienti tipici delle esposizioni, bensì un ambiente circoscritto e con una ben precisa destinazione d’uso sarà ad accogliere i visitatori, quello stesso spazio che dal passato è stato recuperato per essere protagonista di un nuovo progetto di lavoro.
Alice Voltolina
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