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Dal 23 maggio al 25 giugno 2000 | Genovesi a Milano. Disegni di Palazzo Rosso e dipinti di Brera | Milano: Pinacoteca di Brera, Sala della Passione

di - 8 Giugno 2000

Si è inaugurata il 22 maggio scorso nella Sala della Passione della Pinacoteca di Brera l’interessante esposizione dedicata alla produzione grafica di alcuni tra i maggiori rappresentanti della cultura artistica genovese tra la metà del ‘500 e i primi del ‘700.
La mostra, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Genova, è costituita da un’ottantina di disegni di piccolo formato provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso e da nove dipinti conservati nei depositi della Pinacoteca .
La maggior parte delle opere grafiche appartiene al nucleo originario della raccolta del celebre Museo genovese le cui origini risalgono alla metà dell’Ottocento quando il nobile Marcello Durazzo decise di donare alla Biblioteca Civica di Genova la collezione di disegni in suo possesso.
Con l’apertura, nel 1893, della Galleria di Palazzo Bianco la raccolta fu qui trasferita ed arricchita da nuovi acquisti finché nel 1925 trovò nuova sede in Palazzo Rosso, prestigiosa residenza dei Brignole Sale.
Attualmente la collezione conta più di 10.000 opere grafiche non solo di artisti genovesi ma anche dei più noti pittori italiani. Tale ricchezza, che non ha pari in nessun altra collezione pubblica italiana o straniera, ha permesso di selezionare le opere da esporre non solo con il fine di ripercorrere gli sviluppi dell’arte genovese tra la metà del XVI e il XVIII secolo, ma anche con la volontà di far scoprire al pubblico le diverse tipologie e i differenti campi di applicazione della grafica.
La serie di disegni si apre con le opere cinquecentesche di Giovan Battista Castello, detto il Bergamasco, artista poliedrico di ispirazione raffaellesca e di Luca Cambiaso. Quest’ultimo, tradizionalmente considerato l’iniziatore della scuola pittorica genovese, fu un grande sostenitore dell’esercizio grafico. Di entrambi vengono esposte opere che testimoniano la funzione preparatoria e preliminare del disegno alla creazione di dipinti, affreschi ed arazzi.
Seguono i disegni di Giovan Battista Paggi, tramite fondamentale con la cultura del tardo manierismo fiorentino visto il suo lungo soggiorno in Toscana.
Di lui si espongono non solo rapidi schizzi di studio ma anche disegni finiti, propedeutici alla traduzione dipinta, ed una Adorazione dei Magi che è un esempio dell’abitudine di alcuni pittori a riprodurre graficamente il quadro finito per ricordarne committente e destinazione.
Interessanti sono le opere di Bernardo Castello, celebre a Genova non solo come frescante ma anche come illustratore: un disegno raffigurante l’Incontro tra Aliprando e Goffredo servì da modello per l’edizione del 1615 della Gerusalemme Liberata ed un libro con più di cento immagini della vita di Cristo dovette avere la stessa funzione.
Nella prima metà del Seicento un sodalizio promosso da Giovan Carlo Doria nella loggia del suo prestigioso palazzo giocò un ruolo molto significativo nella cultura pittorica genovese. Benché le fonti parlino di una vera e propria “Accademia del Disegno”, poco risulta documentato e non sono certi né i suoi effettivi frequentatori né è conosciuta una loro consistente attività grafica.
Tra i primi frequentatori si annovera Bernardo Strozzi, frate cappuccino che lavorò nell’ombra per sfuggire alle ingiunzioni del suo ordine religioso che lo accusava di esercizio illecito della professione di pittore. In mostra sono presenti dei suoi interessanti studi per la realizzazione di una figura rappresentante la Giustizia da affrescarsi in Palazzo Doria (affreschi ora scomparsi). Nell’Accademia si formarono anche i poco conosciuti Sinibaldo Sforza, artista di cui sono esposti disegni di paesaggi e di animali e Giulio Benso, specialista nel campo della prospettiva.
Con lo stesso sodalizio ebbe contatti il ben più noto Giovan Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, la cui attività è testimoniata da un vivacissimo disegno con il Ritorno di Giacobbe e da un olio proveniente dai depositi della Pinacoteca rappresentante Gli Ebrei in viaggio verso la Terra Promessa.
Un più forte rinnovamento in chiave barocca fu portato, alla metà del secolo, da artisti come Valerio Castello e Domenico Piola, la cui produzione grafica è di grande consistenza.
Piola diede nuova forza alla funzione del disegno a Genova conferendogli un ruolo centrale nella produzione artistica più varia ed ampliandone i campi di applicazione. Oltre a disegni preparatori per dipinti e affreschi (Allegoria dell’Inverno, disegno preparatorio per affreschi nello stesso Palazzo Rosso) sono visibili fogli destinati ad essere modello per opere scultoree come il Progetto per il monumento funebre del doge Morosini, destinato allo scultore Filippo Parodi.
Eccezionale risulta lo studio per la decorazione di un ventaglio con il mito di Apollo e Dafne, scelto come immagine emblematica della mostra.
Allievo di Piola fu il genero Gregorio De Ferrari che nell’inventiva e nelle qualità grafiche superò il maestro: oltre a un suo capolavoro, lo studio per La figlia del faraone, sono esposti un progetto per la tomba del doge Morosini, destinato anch’esso a Filippo Parodi, ed alcuni studi per affreschi.
Alla fine del Seicento e con l’inizio del secolo successivo aumentò la collaborazione tra artisti specializzati in campi diversi. Lo dimostrano le caratteristiche macchiette di Alessandro Magnasco, pittore che si dedicava alla realizzazione delle piccole figure nei quadri e lasciava ad altri artisti la rappresentazione dello sfondo paesaggistico o architettonico. Ne sono testimonianza i disegni di Carlo Antonio Tavanella, pittore di paesaggio che riprendeva nei suoi quadri i personaggi di Magnasco, e le quattro belle tele di quest’ultimo, provenienti dai depositi della Pinacoteca, realizzate in collaborazione con i paesaggisti Peruzzini e Spera.
L’antologia si chiude con Lorenzo De Ferrari, figura di spicco nel panorama del Settecento genovese, ultimo rappresentante della tradizione che muove da Domenico Piola e artista in grado di anticipare il meglio della cultura accademica neoclassica, come traspare dal disegno raffigurante le Tre Grazie.
Accanto ai numerosi disegni la mostra ospita, come già si è accennato, alcuni quadri provenienti dai depositi del museo milanese. I dipinti che si è scelto di esporre, anche se non sono la trasposizione dei fogli di Palazzo Rosso, testimoniano il rapporto tra disegno preparatorio e quadro finito lasciando intuire al visitatore il lungo lavoro cui si sottoponeva l’artista prima di giungere al risultato finale.
Per l’occasione la Camera dei Deputati ha concesso il rientro in sede del Ritratto di gentiluomo con girasole, tradizionalmente attribuito a Francesco Cairo ma recentemente riconosciuto come opera del Magnasco; È inoltre possibile ammirare lo splendido Notturno della Natività, capolavoro assoluto di Luca Cambiaso.
Il percorso di visita della mostra può proseguire nelle sale XXXI e XXXVI della Pinacoteca, dove sono esposte altre importanti opere genovesi: il San Giovannino di Bernardo Strozzi, l’Ecce Homo di Orazio de Ferrari ed un Ritratto virile di Magnasco da poco donato al Museo.


Fino al 25 giugno
Genovesi a Milano. Disegni di Palazzo Rosso e dipinti di Brera
Milano, Pinacoteca di Brera. Sala della Passione, via Brera 28
tel. 02.722.63.201
Orario: 8,30-19,30 – Sabato 8,30-23,00. Chiuso il lunedì

Ingresso (compreso accesso alla Pinacoteca di Brera): intero L.8000 – ridotto giovani 18-25 L.4000, gratuito sotto i 18 e sopra i 65 anni
Catalogo: Silvana Editoriale L.35.000 in mostra, L.40.000 in libreria


Micol Fontana

[exibart]

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