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Dal 26 luglio 2000 al 27 agosto 2000 | Carlo Carrà: Estate | Milano, Palazzo della Permanente

di - 11 Agosto 2000

La mostra, che fa parte di un ciclo dal titolo Dossier a cura di Antonello Negri, è ospitata nelle sale del Palazzo della Permanente dove è temporaneamente collocato il Museo del Novecento. Le otto esposizioni si susseguono mensilmente (fino al dicembre 2000) nell’ambito del programma Capire il Novecento per vivere il 2000, articolato in una serie di iniziative, non solo espositive, finalizzate alla presentazione critica dei
grandi avvenimenti storico-culturali del secolo appena trascorso.
Le mostre, ognuna delle quali è dedicata a un’opera delle Civiche Raccolte di Arte Contemporanea di Milano, mirano a far conoscere questi capolavori che rappresentano tappe significative nell’evoluzione dell’arte italiana del Novecento, collocandole nel contesto storico-culturale di origine con l’ausilio di documenti iconografici e testi critici per facilitarne la lettura e la comprensione del significato e del valore estetico.
Carlo Carrà è passato attraverso diverse esperienze quali il futurismo e la metafisica. Nel primo dopoguerra l’artista ha attraversato una profonda crisi morale che si è tradotta in un cambiamento del proprio linguaggio
espressivo. Si è avvicinato a “Valori Plastici”, una rivista uscita dal 1918 al 1921 diretta dal pittore e critico Mario Broglio, attorno alla quale si era radunato un gruppo d’artisti e collaboratori, che, oltre a Carrà, annoverava tra gli altri De Chirico, Savinio e Soffici. Il gruppo, unificato da una comunione d’intenti, si proponeva attraverso la rivista l’esigenza di riflettere sugli sviluppi della pittura italiana, sulla ricerca di un linguaggio nuovo che rifiutasse gli sperimentalismi legati
alla transitorietà delle avanguardie e recuperasse, in un’ottica moderna, la grande tradizione della pittura italiana.
Carrà approfondisce lo studio della tradizione pittorica nostrana dal Duecento al Quattrocento, ricavandone l’ispirazione per rinnovare il proprio linguaggio: ritornava di conseguenza ad una pittura di paesaggio e
di figure, epurando il dato reale dall’accidentalità per conferirle un valore assoluto. Un ritorno all’ordine, attuato attraverso uno studio attentissimo dei rapporti pittorici, formali e compositivi, della relazione tra lo spazio, organizzato geometricamente, e la forma, costruita con solidità plastica. Estate è un dipinto del 1930 che rappresenta in modo esemplare quest’ultima fase del percorso dell’artista, iniziata nel 1918 con Pino sul mare,
Il quadro raffigura due donne in una spiaggia che si asciugano dopo il bagno, riparate da una cabina verde, tra loro un cagnolino e sullo sfondo la spiaggia deserta, il mare, una barca e il profilo dei monti Apuani. E’ un paesaggio immobile, bloccato: l’atmosfera di solitudine sospesa ricorda la stagione metafisica, ormai superata. Carrà recupera una figuratività essenziale, che risente degli studi fatti sui “primitivi”, in particolare Giotto (su cui l’artista aveva pubblicato uno studio nel 1924 per le edizioni di Valori Plastici), e Masaccio, (che sembra citato nel gesto della donna che si asciuga i capelli, che riprende quello dell’Adamo masaccesco nella Cacciata dal Paradiso terrestre nella Cappella Brancacci della Chiesa del Carmine di Firenze, come aveva rilevato già nel 1931 il
critico Virgilio Guzzi). Una pittura essenziale che si caratterizza per l’equilibrio compositivo e la monumentalità delle figure, caratterizzate di una solidità scultorea al pari della cabina che fa da quinta sul lato
sinistro.

Si esprime qui pienamente “la poetica delle piccole cose” che caratterizza questa fase della pittura dell’artista: un realismo magico, che conserva le atmosfere sospese, nella ricerca di un punto d’equilibrio
tra astrazione e concretezza. La composizione ne è un esempio: apparentemente semplice, in realtà ubbidisce a un complesso schema geometrico, ordinato “La mia pittura è fatta di elementi variabili e elementi costanti. Fra i primi metto quelli che riguardano i principi teorici e idee estetiche; fra i secondi quelli che riguardano la
costruzione del quadro.”
La mostra è completata da una serie documenti critici, schizzi e disegni, datati tra il 1920 e il 1931, che ritraggono bagnanti e pescatori e da due quadri, Capanni in Versilia del 1931 e il suggestivo La foce del Cinquale,
del 1928, oltre ad un disegno di Soffici (Barche, 1934) al tempo molto amico di Carrà e vicino alle sue ricerche. Inoltre una serie di fotografie documentano i soggiorni estivi in Versilia, che Carrà aveva eletto come sua
seconda dimora. Forte dei Marmi e le zone circostanti furono scelti negli anni tra le due guerre per la bellezza e l’asprezza dei paesaggi da molti intellettuali e artisti dell’epoca (per citarne alcuni: Soffici, Lorenzo Viani, Savinio, Massimo Bontempelli, Roberto Longhi, Achille Funi, Eugenio Montale, Mino Maccari e l’editore Vallecchi) che vi abitavano o vi trascorrevano, lavorando, il periodo estivo, trasformando il soggiorno in un momento di discussione e confronto.
Accompagna la mostra un piccolo catalogo, a cura di Silvia Bignami, che ricostruisce uno spaccato della vita della Versilia di quegli anni e la genesi dell’opera, così legata a quei luoghi.

Rossella Moratto



Milano, Palazzo della Permanente, Via Turati 34
Tel. 026599803-6551445 fax 026590840
e-mail permanente@tin.it
Orario di apertura: martedì- venerdì 10-13/14.30-18.30, giovedì sino alle 22, sabato e festivi 10-18.30.
Chiusura: lunedì. Ingresso libero.
Catalogo a cura di Silvia Bignami, Edizioni Skira £ 10000


[exibart]

Visualizza commenti

  • Salve
    Volevo informarVi che da poco esiste il sito web ufficiale del Cimac, nel quale sono segnalate le mostre Dossier e notizie sulla situazione della Collezione Cimac, attualmente visibile (in parte) al Palazzo della Permanente a Milano.
    Grazie per la collaborazione
    Cordiali saluti
    Michela Marcellino

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