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Dal 7 luglio 2000 al 17 settembre 2000 | Arte dell’Africa Nera. Una collezione per il nuovo Centro delle Culture Extraeuropee | Milano, Palazzo Reale

di - 20 Luglio 2000

L’Area, futura “Città delle Culture”, diventerà un centro integrato di servizi museali e culturali, tra cui ci sarà anche un Centro Studi sulle Arti Visive, che ospiterà una biblioteca e una fototeca d’arte. I progetti del concorso internazionale per il recupero di questa zona sono visibili nella mostra “Ansaldo, Città delle Culture”,che si tiene nella Sala ex-scuola d’arte del Castello Sforzesco di Milano, fino al 30 luglio. La raccolta Bassani, qui esposta nella sua completezza, si compone di ottantratré pezzi, in prevalenza maschere e sculture. E’ stata formata nel corso di numerosi viaggi, durante gli anni Sessanta e Settanta, da Ezio Bassani, docente di Storia delle Arti Africane all’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e collaboratore della sezione delle Arti Extra- Europee del Louvre, nonchè curatore di questa rassegna.

Le opere presentate sono splendidi esempi dell’arte africana “tradizionale”, identificata dagli esperti con le culture figurative, sviluppatesi fra le popolazioni residenti, fino a pochi decenni fa, nell’Africa Nera, cioè nella fascia occidentale e centrale a sud del Sahara (nei territori della Nigeria, Gabon, Camerun e Repubblica Democratica del Congo). Le culture figurative prodotte dalle popolazioni subsahariane – a torto considerate, fino a pochi decenni fa, come “primitive”, secondo una visione etnocentrica di derivazione evoluzionistica che ha privilegiato un approccio verso queste forme espressive di tipo antropologico anziché estetico – sono originali, complesse e diverse fra loro. In queste società, l’arte ha una finalità religiosa e sociale e il significato delle singole opere è strettamente legato alla loro funzione, all’interno dei rituali tradizionali delle comunità che le hanno prodotte: forma e significato coincidono, sono inscindibili. Pertanto queste opere, notevoli testimonianze delle qualità formali raggiunte, sono sempre da porre in relazione con la loro funzione, spesso ignota, poiché queste popolazioni non conoscevano la scrittura fino alla metà del nostro secolo. Le opere, provenienti da quest’area geografica, abitata da trentacinque etnie diverse, ci offrono un panorama ampio e complesso dell’arte africana tradizionale, all’interno della quale si riscontrano però elementi comuni, tematiche ricorrenti, risolte in differenti stili rappresentativi della varietà culturale di quei luoghi.
I pezzi della raccolta sono cronologicamente collocabili tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento: non si ha una datazione precisa e sono anonime. L’anonimato è caratteristico di tutta l’arte africana tradizionale: presso queste culture l’aspetto sociale e collettivo è prioritario su quello individuale. L’artista, infatti, è vincolato a canoni e modelli, che rappresentano il patrimonio culturale della collettività cui appartiene, suscettibili di piccole variazioni personali, purché rispettose della tradizione e socialmente accettate. La maggior parte delle opere esposte sono maschere (presenti in tutte le culture, con funzione religiosa), ma vi sono anche alcuni copricapi a forma d’antilope, (Chiwara, Mali), notevoli esempi di statue lignee, figure
maschili e femminili, un’interessantissima maternità (Igbo, Nigeria), alcuni esempi bronzei (Fron, Repubblica del Benin) e due porte di santuari Dogon (Mali), scolpite a bassorilievo con simboli appartenenti alla cosmogonia tradizionale.
Non mancano esempi d’insegne cerimoniali e di ornamenti, realizzati in bronzo con la tecnica antichissima e complessa della fusione a cera persa; un seggio con cariatidi (Dogon) e alcune scatole per cosmetici (Kuba,Congo).

L’allestimento è molto curato: i pezzi sono isolati e corredati da schede esplicative, raggruppati per etnie; lungo il percorso troviamo pannelli descrittivi e brani tratti da testi poetici di Léonard Sédar Senghor, evocativi delle atmosfere africane. Da segnalare l’interessante catalogo con saggi di Claudio Salsi, Antonio Aimi e Ezio Bassani e con fotografie a colori di tutte le opere esposte, corredate di schede storico-critiche. La mostra ci permette di avvicinarci a forme d’arte ancora poco conosciute e finora difficilmente accessibili a Milano. L’arte africana ha, infatti, avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo e il rinnovamento delle arti figurative europee, nei primi decenni del Novecento: la scoperta dell'”Art Nègre”, da parte degli artisti europei appartenenti alle “Avanguardie storiche” (Cubismo, Fauves, Espressionismo), fu decisiva per l’evoluzione stilistica occidentale. Gli artisti hanno trovato una conferma e un’ispirazione per le loro ricerche, in termini di semplificazione, espressività e sintesi formale, spesso testimoniate da riferimenti e riprese dirette. Nel contempo, l’ammirazione di questi artisti ha permesso a questa forma d’arte di emanciparsi dalla sua dimensione antropologica e acquisire uno status d’arte a tutti gli effetti.



Fino al 17 settembre 2000. Arte dell’Africa Nera. Milano, Palazzo Reale – Piazzetta Reale, 12 (piazza Duomo) – tel. 0262803868/9-43911119 – fax 02875728 Orario di apertura: martedì- domenica 10.30-14.00/ 17.00- 20.30. La mostra rimarrà aperta anche dalle 20.30 alle 21.30 con ingresso riservato al pubblico della rassegna teatrale “Milano a Palazzo reale. C’è un tempo per…”. Chiuso lunedì Ingresso: intero £ 12000, ridotti e gruppi £ 10000, pubblico della rassegna teatrale £ 8000.
Informazioni e prenotazioni per visite guidate: Ardea, tel. 0243911119 Fax 0243989956 e- mail: ardeadue@tin.it
Nei pomeriggi dei giovedì di luglio Sono previsti dei laboratori didattici per bambini nel gazebo di Piazzetta Reale, antistante l’ingresso alla mostra.
Ogni martedì e venerdì alle ore 19.00 sono previste visite guidate £ 10000 (escluso ingresso mostra)
Catalogo: ÂŁ 40000. Edito da ArtificioSkira (e-mail artificioskira@dada.it, web site:http://www.artficioskira.it)


Rossella Moratto

[exibart]

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