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Enzo Umbaca, Dadaumba | Ciocca Arte Contemporanea, Milano

di - 10 Ottobre 2016
La galleria Ciocca Arte Contemporanea di Milano ha presentato “Dadaumba” dedicata a Enzo Umbaca, artista italiano nato a Caulonia nel 1960, diplomato in scenografia all’Accademia di Belle arti a Brera, che vive e lavora a Milano. Attraverso le sue opere e i suoi progetti si prefigge di entrare in relazione con la società, tracciando un’analisi dei comportamenti sociali e di trovare le linee di un’identità collettiva, tentando di instaurare una nuova forma di relazione con il pubblico, che cerca sempre di far partecipare attivamente.
Il titolo enigmatico della mostra ne svela subito il carattere: si tratta infatti di un gioco di parole tra “dada” – di cui cade quest’anno il centenario – il cognome dell’artista e “Dadaumpa!”, il motto delle sorelle Kessler che apparivano in televisione negli anni ’60 – periodo della nascita dell’artista.
Il tema sviluppato all’interno del percorso espositivo è il gioco del calcio, inteso sia come rito collettivo universalmente conosciuto, sia come momento di socializzazione valido per tutte le età. È qui percepibile infatti l’elemento dei ricordi d’infanzia: in particolare uno degli eventi che hanno influenzato il suo lavoro è stata l’attesa (vana) della costruzione di un campo da calcio presso la realtà dell’oratorio del suo paese natale. E così è proprio sulla struttura del campo da gioco che si sposta la sua attenzione. Tagliando idealmente il piano in due parti, si ricava una struttura assimilabile alla pianta di una chiesa rinascimentale, dove l’altare va a combaciare con la porta di calcio. Da questo nodo focale, sviluppa tutta una serie di disegni (Untitled) e la fotografia Tattoo che approfondiscono le analogie tra la dualità del campo di calcio e la sacralità della chiesa (e forse il vicino oratorio?) e la profanità dello sport. Questa dicotomia è riscontrabile nella prima opera visibile nell’area espositiva: Pietra, un grande sasso – per l’appunto – sul quale Umbaca ha ricreato un campo da calcio con delle piccole candeline bianche; l’opera è stata poi lasciata all’aperto, alla luce solare, modificandone così l’aspetto, come una sorta di rituale propiziatorio.

Poco più avanti troviamo Tavolo da gioco – un omaggio a Jeu d’échecs la celebre partita di scacchi giocata nel 1963 tra Marcel Duchamp e una svestita Eve Babitz – col quale durante l’inaugurazione del 2007 giocò con la moglie nuda. In questo caso si tratta di un subbuteo di vetro con i piccoli calciatori (originali degli anni ’70) dipinti a mano dall’artista, che dice a tal proposito: Se per Duchamp la scacchiera era affascinante non solo perché ha a che fare con la “materia grigia”, ma anche per la sua assenza di destinazione sociale, nel mio caso al contrario, il tavolo da calcio ha una dimensione sociale ineliminabile, analoga a quella dei “neuroni a specchio”, che produce empatia e molteplicità. Ed è proprio questo il punto della sua ricerca sul mondo calcistico, perché, per parlare alla Pasolini, il calcio vive di una ritualità laica, che segue delle regole precise e che, nell’ultimo secolo a questa parte, si caratterizza come un evento che unisce evasione e teatralità.
Ma Umbaca indaga anche gli aspetti meno positivi dell’aspetto calcistico: tratta della corruzione rappresentando il calco del pugno della Mano de Dios di Maradona, come anche dello scandalo della FIFA, ricercando, unendo e dipingendo di nero le prime pagine di numerose testate relative a quella giornata, dette “pagine nere” per l’appunto.
Con Calciatori di teste invece – una sorta di pala d’altare profana che trae ispirazione nella composizione spaziale della Guernica picassiana – usa il medium del disegno a penna per rappresentare alcune fonti visive tratte dal mondo del calcio, sottolineando la battaglia che spesso scoppia all’interno di questo mondo.
La mostra si conclude con Mensola, un piccolo altare laicizzato con piccoli e ironici votivi calcistici.
Per farci capire che, insomma, giocare… è una cosa seria.
Micol Balaban
Mostra visitata il 5 ottobre 2016
Enzo Umbaca, Dadaumba
Ciocca Arte Contemporanea
Via lecco 15, 20124 Milano
Info: www.rossanaciocca.it

Di origini italo-armene, classe 1990, vive a Milano, dove si laurea in Scienze dei beni culturali e si specializza in Arti, Patrimoni e Mercati, con ricerca tesi in Danimarca focalizzata sulle European Capitals of Culture. Il suo amore per la cultura nasce sin dall’infanzia, da cui sviluppa una grande passione per diverse forme d’arte, dalla letteratura al teatro e alle arti visive, sposando così un atteggiamento curioso che la porta oggi alla ricerca e alla scrittura nel settore. e.

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