L’India secondo Sonja Quarone ( 1972, Vigevano) non è come la si immagina, ma diventa un luogo interiore, un viaggio verso l’altrove, un presupposto formale per 50 scatti inediti e installazioni suddivise in tre sezioni, Architecture & Landscape, Design (E) Motion, People, dal curatore della mostra Fortunato D’Amico. Al piano terra della Triennale, nello “Spazio Material ConneXion” si ibridano architettura, paesaggio, corpo e figura e assemblaggi di oggetti in materiali diversi che invitano lo spettatore a riflettere sul pluralismo culturale che caratterizza non soltanto l’India, ma la nostra società globale.
L’autrice trasforma il viaggio in India in una ricerca personale , in cui rielabora il suo vissuto emotivo in soluzioni formali che mescolano la fotografia documentaristica a scatti suggestivi in bilico tra realtà e finzione.
Attraverso le sue opere l’autrice indaga cause ed effetti della rivoluzione industriale, del consumismo e della globalizzazione, che non soltanto in India hanno modificato e in alcuni casi polverizzato valori e tradizioni. Il risultato di tale contaminazione con l’occidente si configura nelle sue inquadrature oniriche, surreali, di architetture diafane e improbabili, come grattacieli a fianco di case tradizionali decadenti e immagini sfuocate di volti, di donne, uomini o bambini, in cui l’assenza degli sfondi valorizza l’espressività, i gesti dei protagonisti, che sembrano sopravvissuti a chissà quale catastrofe. Le sue tonalità monocrome fanno levitare le figure che sembrano camminare sull’acqua, così le visioni scenografiche di piazze in cui di si ergono antichi templi carichi di storia accanto a edifici anonimi, che visualizzano contrasti stridenti di un’India in bilico tra passato e presente, dal panorama poliedrico, dove ogni singolo elemento geometrico e figurativo diventa traccia di cambiamenti antropologici e sociali. Tra le altre immagini sono più interessanti gli scatti stampati su supporti, tra cui tessuto, resina e il Krion, che instaurano misteriose relazioni con antichi mobili indiani utilizzati per le installazioni fotografiche. Fra le altre opere spiccano Vie di fuga, simili a moderne sindoni coi volti stampati su tessuti adagiati sulla portantina in legno per elefanti finemente intarsiata sui lati. Spicca la serie di Anime, ritratti di persone di età diverse collocate nelle nicchie della libreria policroma, sul cui retro è inserita la serie Nutrimento, che rappresenta chiostri isolati su spiagge deserte e persone ritratte nell’atto di cibarsi.
Dalle persone si passa all’inquadratura di una bicicletta, di contenitori di latta utilizzati per il cibo, affiancati dall’installazione di “latte” realizzate in resina dall’autrice, contenenti le immancabili spezie e frutta fresca. La gigantografia su carta da parati Tutto è nel mezzo, contornata da numerose fotografie di piccole dimensioni dal titolo Foto ricordo, appartengono alla sezione People, che emana una particolare energia ed evoca le immagini votive ubicate nei templi,come tracce di vissuti.
Quarone malgrado le suggestive atmosfere indiane, più o meno estetizzanti e rarefatte, con soggetti fluttuanti in uno spazio immobile, resta imbrigliata nelle sue ossessioni e non va oltre un immaginario prevedibile, però riesce meglio nella sperimentazione di nuovi materiali o supporti stampa che determinano circuiti visivi interessanti.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 25 giugno
Sonja Quarone, Cuore d’Oriente
Triennale Milano- Spazio Matrial ConneXion
Orari: martedì-domenica 10.30-13.30/14.30-20 .00