Nel 1937, Salvatore Fiume tenne a Milano, su invito di Giuseppe Vittorio Parisi, la sua prima personale. La rassegna, allestita nelle tre ampie sale del Circolo Artistico Internazionale, presentò al pubblico un nutrito corpus di opere grafiche, realizzate dal pittore, durante gli anni di studio al Regio Istituto d’Arte di Urbino.
I disegni e le acqueforti in mostra, caratterizzati da una buona qualità del segno e da una qualificata impostazione d’insieme, ottennero critiche favorevoli sulla carta stampata, che contribuirono ad aprire le porte del mondo dell’arte al giovane siciliano. Per questo motivo, al termine dell’esposizione, Salvatore Fiume, in segno di riconoscenza, donò al suo “talent scout” numerosi esemplari dei lavori grafici realizzati tra il 1935 ed il 1937. Questo nucleo di carte, in gran parte inedito, è ora in mostra al Civico Museo Parisi Valle di Maccagno. Si tratta di disegni e di acqueforti che documentano una buona padronanza del mezzo grafico ed un’evidente frequentazione delle opere di Luca di Leyda, Dürer, Goya e Giovan Battista Piranesi. La mano del pittore sembra essersi mossa sul foglio con grande dimestichezza, ora agitando in modo convulso il pennino inchiostrato o il lapis, ora rallentandone il percorso per sottolineare ed evidenziare dei particolari.
Tra i disegni spiccano “Seminaristi a spasso” (1936), “Studio per la rivoluzione a teatro” (1937) e “Giardini” (7 maggio 1937), su cui l’artista – riferendosi al difficile periodo vissuto a Milano – annotò: “quello che ho patito qua lo sa solo Dio”. Di particolare interesse appare inoltre, anche, “Donna alla toiletta” (1935), nel cui impianto compositivo – come scrive Luigi Cavadini, in catalogo – si ravvisa una sapiente resa della terza dimensione: “lo scorcio dell’immagine consente, infatti, di portare a ridosso del primo piano, segnato solidamente dalla specchiera, la figura della dama intenta ad abbigliarsi e di lasciare sullo sfondo, appena leggibile nelle linee di contorno, la cameriera che assiste all’operazione”. Tra le acqueforti, troviamo, invece, le testimonianze più alte della grafica di Salvatore Fiume: “Giudizio Universale” (1935) e “Dante e Virgilio” (1936).
A completamento dell’esposizione, vi sono, poi, 15 tavole realizzate dall’artista, nell’ambito dei Corsi di calcografia del Regio Istituto d’Arte d’Urbino, per illustrare “La secchia rapita”, un poema eroicomico di Tassoni, composto nel 1615 e pubblicato, a Parigi, nel 1622. Questi lavori documentano un’abile maestria disegnativa. Sono, infatti, sufficienti pochi segni per definire i corpi dei personaggi e la profondità spaziale entro cui si svolge l’azione; per illuminare alcune parti della scena, lasciando nella penombra, ma sempre perfettamente leggibile, il resto.
La rassegna è corredata da un catalogo, pubblicato dal Museo, contenente una testimonianza di Giuseppe Vittorio Parisi, un breve testo di Salvatore Fiume sul disegno ed una riflessione storico-critica di Luigi Cavadini.
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