Un bel dialogo fra la coerenza di
un autore straordinario, conosciuto, studiato, amato, e sogni plurali, poetiche
del tutto differenti: due mostre parallele a Forma, che anche con questo
duplice percorso tra le sue chiare sale svela diverse direzioni d’impegno,
conoscenza storica per autori – qui il magico, commovente
Willy Ronis (Parigi, 1910-2009), così aderente
alla realtà da renderla quietamente distante – e un gruppo di fotografi di
diverse generazioni che, come nei sogni che il titolo evoca (
La scena e il
sogno delle fotografie), rielaborano, astraggono, complicano, deformano, re-inventano il
mondo intorno.
Con Ronis domina l’immaginario di
libri del tempo sfogliati con delicata emozione e film in bianco e nero come le
sue foto: città e particolari, figure/ombre e situazioni d’acqua, lavoro e
momenti di svago, bar e giochi a lume di candela, sfondi di metropoli, piazze e
intimità. Sagome nere su acqua chiara, profili di una vecchia Venezia: per
sempre quella bambina camminerà concentrata su una stretta passerella… Ma
l’acqua può esser anche tumultuosa, o semplicemente d’atmosfera, frammenti
d’ambiente naturale, il fiume vicino la casa. Una particolare dolcezza della
memoria.
Per
Colleziona 2010, poetiche che tendono a camuffare
il reale per svelarlo.
Ghiaccio di
Massimo Siragusa evidenzia come in un nulla di gesso le figure dei
pattinatori. Ed è ancora il bianco a creare – in modo del tutto diverso, sfondo
che annulla paesaggi attesi – una sorta di felice spaesamento con
Andrew
Zuckerman e i suo
felini,
Leone africano e
Puma,
lo sguardo più sorpreso, curioso, che all’erta.
La par
ola vaporetto scandita,
tagliata che riappare qua e là, per
All’amore di
Maurizio Galimberti, tante polaroid vicine dedicate a
Venezia. Atmosfere da favola oscura, ambiguità inconsce, desideri segreti con
Simona
Ghizzoni,
presenze fantasma in boschi inquietanti. Un tuffatore sospeso nell’aria, un
grande occhio di pesce, un bambino dorato. Verità e finzione nelle foto di
scena di
Riso amaro firmate dal mitico
Robert Capa, persone/personaggi sovrapposti.
“Morandiane” le immagini ispirate
al pittore, proporzioni di vetri e trasparenze con
Enrico Cattaneo per la sezione
2 X 3/ Our
Friend, la parte
allestita da alcuni galleristi amici di Forma. Visione spettrale di gelo in
Genesi di
Sebastião Salgado, altri mondi, cavità di ghiacci,
assenza d’umani.
E sempre di speciale fascino
Paolo
Ventura con i
suoi teatrini che riproducono in miniatura situazioni trascorse, cartoline
d’altri tempi, spazi artificiali fotografati come realtà ricostruite, una sorta
di iperrealismo al quadrato, disorientante, qui con un’immagine di circo, da
Winter
Stories,
situazione desolata di solitudine e povertà, l’inverno del titolo anche una
condizione della mente. E dello sguardo, naturalmente.