A Bergamo, dopo le installazioni negli spazi del Teatro
Sociale, quando ancora ospitava iniziative d’arte contemporanea, e alla
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea,
Ferrariofreres (il gruppo si forma a metà degli anni ’90, i componenti
vivono a Milano e Bergamo) presenta
Ascesi e Caduti.
Nelle sale buie dell’Oratorio di San Lupo,
la dialettica estetica svela l’apparenza della gravità , dedicando il materiale
filmico e le immagini, proiettate fra gli elementi architettonici, tanto
all’elemento dell’aria quanto a quello della terra. Rappresentando un continuo
prolungamento della dimensione umana, rimessa all’infinito.
Il museo, all’interno del festival
Danze Macabre, in
collaborazione con la
Fondazione Benedetto Ravasio, promuove un nuovo lavoro del collettivo
bergamasco, che decide di mostrare e rielaborare un documento etnografico. Le riprese
sono il risultato di un lavoro sul campo da parte di una spedizione
australiana, partita da Cooktown e approdata nell’isola di Daru in Papuasia.
Nell’attuale Papua Nuova Guinea, la spedizione scientifica si dedica a uno
studio di osservazione su un gruppo tribale, che abita vicino al Kikori River.
L’interesse della missione è incentrato sulla ricerca di
un rituale che si svolgeva, probabilmente, giĂ nel paleolitico superiore.
Dall’ispirazione di questa ricerca avvenuta sul campo, i Ferrariofreres
demandano all’allucinazione estetica delle proiezioni video il sentiero
linguistico e filologico che traduce l’esperienza del sacro.
Sulla falsariga di installazioni simili, giĂ inserite in
architetture italiane (uno fra i molti,
Bill Viola), quel che lo
spettatore si trova davanti è ancora uno spettacolo ingegnoso. Ecco dunque
materializzarsi, sotto il ritmo di suoni insistenti, un cilindro di plastica
trasparente, un tubo di due metri di diametro che, dal pavimento della
chiesa-oratorio fino ai soffitti, fa esalare costantemente una densa cortina di
fumo bianco. Il supporto baluginante e sulfureo, sul quale i proiettori
lanciano le immagini, è tanto suggestivo quanto teatrale, regalando però solo a
un primo impatto un carattere d’intensità a questa installazione.
I filmati, nel mezzo del fumo, trasportano immagini di
figure umane che sembrano spargersi, danzando nell’aria. Alcuni corpi maschili
si manifestano come gravi discendenti, mentre altre figure femminili ascendono
in verticale.
Proiettate su questa superficie fumosa, le immagini
prendono forma, restituendo all’apparato oculare la piacevole sensazione di
trovarsi davanti a un ritratto tridimensionale. Dalla grata che si affaccia
sull’ossario sottostante si può inoltre osservare come trasfiguri l’essere
umano appena riflesso attraverso superfici acquee, trasformando la superficie
della proiezione in un luogo di cambiamento e passaggio per le figure umane.
Corpi e volti, così deformati, restituiscono ad
Ascesi
e caduti una realtà a priori, rispetto all’intento e alla realizzazione,
forse un po’ affettate, dell’intero progetto.