Prima di entrare negli spazi immensi della Fondazione Pomodoro occorre fare pace con alcuni dubbi che inevitabilmente assalgono l’osservatore: perché tanta pittura in uno spazio che dovrebbe occuparsi principalmente di scultura? E possibile che la Fondazione sia venuta meno alla sua missione già al suo secondo grande appuntamento? La grande abbondanza di tele lascia stupiti e poco aggiunge a quello che invece è l’interessante cuore della mostra.
Partiamo allora da quello che qui viene presentato come il centro della poetica di Gastone Novelli (1925-1968): Tre Onphali (1968), una scultura appunto, una delle pochissime in mostra, già vista in questi stessi spazi in occasione dell’esposizione precedente dedicata alla scultura italiana del XX secolo. Immaginare la mostra come costruita intorno a quest’opera permette da un lato di trovare una parziale risposta agli interrogativi precedenti, dall’altro di additare Novelli come bell’esempio di una ricerca artistica scrupolosa ed attenta.
I temi che si rincorrono su e giù per gli ex stabilimenti Riva Calzoni (a proposito, abbassiamo le luci! L’eccessiva illuminazione pare far volar via alcune opere) sono quelli che grosso modo hanno accompagnato il dibattito culturale italiano negli anni Cinquanta-Sessanta, in particolare quello dell’arte legata ad un forte coinvolgimento politico. Ecco quindi susseguirsi titoli come Rivoluzione permanente, omaggio a Troztky, Rosso fiore della Cina, L’oriente risplende di rosso.
Ma procediamo. Poiché prende forma lungo il percorso espositivo un aspetto ancor più interessante: l’uso della scrittura nell’opera, che tenta di dare forma e concettualizzazione alla dispersione informale, movimento in cui l’artista mosse i suoi primi passi. La mostra sottolinea appunto questo difficile lavoro di scrematura dei concetti. Dopotutto Novelli era ben conscio che “è necessario cercare di capire, più che conoscere tutto ciò che oggi si dà; e alla fine è necessario dimenticare tutto ciò che si è appreso perché l’atto creativo riacquisti spontaneità, diventi automatico e quindi capace di esprimere ogni intuizione e di trarre qualche cosa dal caos dell’origine”. E nell’ottica di impossessarsi delle cose e delle esperienze per rielaborarle e purificarle che vanno letti gli schizzi sui taccuini e la piccola sezione finalmente dedicata alle sculture. In cui si depositano storie, oggetti ed eventi, che il tempo e la ragione limano fino a diventare purezza totale: biancore e levigatezza delle tre Onphali.
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Caro Iol, quelle supposte sono degli anni 60..e non di ora...rispetto per artisti che ne meritano parecchio..
Ora van di moda le supposte...
ecco appunto rinnoviamoci sul presente non ripartiamo dagli sconosciuti degli anni sessanta... ma guarda l'arte contemporanea a Londra ad esempio... ci sono cose interessantissime e gli artisti giovani sono trattati e riconosciuti da artisti come è giusto che sia. Mentre in Italia è veramente tutto un disastro...
Caro Lol,Novelli per tutto quello che ha fatto è praticamente sconosciuto..figuriamoci gli attuali ARTISTI italiani
Rivanno di moda le supposte allora. E gli artisti veri di oggi? Che non vengono riconosciuti e rispettati? Eh si ma per gli artisti "di una volta" caspita il rispetto si eh? L'Italia non va avanti infatti si vede... neppure nell'arte si va avanti.
giusto lol, diglielo a questi revisionisti, bruciamo i libri di storia!!! se quello sfigato di novelli non ce l'ha fatta perchè rubare spazio a qualche neodiplomato di accademia con il telefonino e i jeans firmati!!! e già che ci siamo facciamo fuori anche De La Tour che al suo tempo non se lo filava nessuno...
Caro IOL, il vero problema è che artisti come Novelli sono sconosciuti a molti giovani Grandi artisti. Qualcuno di questi lo copia e qualche giovane Grande critico, anch'esso ignorante su Novelli, lo prende per grande novità. Per buona pace tua.