Due cirri giganteschi ricoperti di marshmallow fluttuano a un metro d’altezza, quasi saturando gli interni della galleria. La potenza immaginifica dell’installazione attira lo sguardo fin dalla strada e ci proietta nella dimensione magica e remota delle fiabe; in una realtà eccessiva, vista con gli occhi dell’inconscio. Per il visitatore, l’approccio all’opera è sensuale e totalizzante; e mentre si lascia trasportare dall’intenso profumo delle caramelle, asseconda e aggira le morbide forme con i propri movimenti. Tanto coinvolto nell’esplorazione al punto di perdere le coordinate spaziali, affascinato dall’abbondanza e dalla bellezza plastica di quei due corpi instabili e poetici.
Quello di
Nausicaa Berbenni (Trescore Balneario, Bergamo, 1983), alla sua prima personale, è un invito a camminare tra nuvole zuccherine, a interagire con i loro corpi; addirittura a toccarle, per scoprire la loro irresistibile consistenza. Man mano che il desiderio di scoperta aumenta, la percezione si ribalta e quelle stesse entità leggere iniziano a diventare dense come pietra e i loro effluvi nauseanti. Si esaurisce la momentanea gioia dei sensi e il visitatore inizia a percepire una spazialità compressa, che lo costringe a movimenti limitati e ripetitivi all’interno dell’ambiente.
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L’apparenza inganna”, dice l’artista. Così, da felice degustatore dell’opera, il fruitore se ne scopre lentamente vittima.
Come resistere a quelle superfici tattili e vibranti, in cui marshmallow bianchi e grigi sono qui e là intervallati da morbidi cordoni bianchi e rosa? La questione resterà “in sospeso”, proprio come i voluttuosi cirri. Nel frattempo, l’artista stessa invita i visitatori a una “consumazione” della materia prima artistica, offrendo caramelle in un angolo della stanza.
Appagamento e condanna del desiderio, fascino dell’abbondanza e minaccia dell’effimero, senso di colpa ed espiazione sono i temi che convivono, strettamente interrelati, nei suoi lavori. E una volta iniziata l’esperienza, è l’artista stessa a mettere in guardia il visitatore sui pericoli della dipendenza. Perché se le sue nuvole fanno sognare, sanno anche “mettere in ombra” e riportare alla luce riferimenti autobiografici, di cui l’opera è fortemente connotata. Ed è proprio così che l’artista prova a comunicare quelle stesse sensazioni vissute durante l’infanzia nella pasticceria di famiglia e ora individuate, esternate e sublimate attraverso la grande ed eterea installazione.
Alla cultura letteraria mitica e fiabesca che sospinge le nuvole di Nausicaa appartengono anche le piccole sculture in mostra nella stanza adiacente. Animaletti dai tratti disneyani, ricoperti di caramelle (per alcune sculture, scartate una a una), sembrando appena giunti dal paese dei balocchi. Scoiattoli, orsetti, serpenti a sonagli invitano, ancora una volta, a riflettere sull’infanzia e sull’esistenza umana. Come il cavallino a dondolo, che mette in mostra spavaldo la sua indomita criniera, forte di una nuova consapevolezza, grazie alla quale ha accettato e superato le proprie debolezze.
Molti e trasversali i riferimenti nell’opera, filtrati ed epurati in una ricerca del tutto personale. Dai fratelli Grimm a
Takashi Murakami fino al New Pop italiano e, perché no?, al gioco visionario di
Salvador Dalí. Che, oltretutto, nel 1969 disegnò proprio il logo di una delle più celebri caramelle al mondo, il Chupa-Chups.