Il quadro di Raffaele
Albertolli, La
villa Reale di Monza
(1803), è la copertina del catalogo, l’immagine scelta per rappresentare la
mostra. E diviene, nel percorso espositivo, una sorta di giro di boa: posto
nella Rotonda, a metà via dunque, celebra il luogo, l’architettura creazione
dell’uomo, chiara, imponente; anche i rami e le foglie sono segni precisi,
assolutamente nitidi. Pure se si osservano le proporzioni, è il cielo a
conquistare lo spazio, così il verde, la natura, anche se domina il giardino,
il prato curato e definito. Sono solo in periferia gli alberi più liberi nelle
loro forme, comunque sempre – così pare – ben disposte, secondo una sorta di
accurato progetto.
Ogni cosa volontà dell’uomo?
Tuttavia, le figure presenti nel quadro, anche numerose tra chi passeggia nel
prato, il gruppetto a lato, e altre molto più piccole, risultano poca cosa e
svaniscono come il profilo del paese sulla sinistra, con torri e campanili.
Ecco: una delle chiavi di lettura
di questa mostra, al di là delle categorie indicate, certo di grande interesse
e utilità – immaginazione e realismo, mito e lavoro, tradizione e ricerca -,
sta proprio in questo affascinante rapporto fra l’uomo e la natura, lo sguardo
spesso talmente incantato da desiderare di lasciare “incontaminato” il
paesaggio, purezza d’acqua e rocce, cieli e mare.
E dove l’uomo conquista lo spazio
della tela, come nel Ritratto del pittore Giuseppe Canella nel suo studio a
Milano di Carlo
Canella, si
avverte come l’artista sia rapito dal vasto paesaggio che va trovando forma nel
quadro. E anche gli dei – in Marte e Venere, e Diana e Atteone, le due opere di Andrea
Appiani poste
all’ingresso della Rotonda -, pur formando gruppi numerosi, con gesti imperiosi
e fedeli intorno, paiono soggiacere alla natura, vasta, oscura come il destino
che incombe ugualmente su umani e immortali.
Funzionale la scansione della
mostra: i titoli che avvicinano le opere, dal paesaggio ideale all’indagine
topografica, dalla visione romantica al realismo, fino agli assaggi per Divisionismo
e Simbolismo, passando per riferimenti storico-letterari (Cattaneo, Manzoni),
di cui si coglie a tratti l’inevitabile artificio. Divertente scoprire allora
affinità trasversali per tecniche e atmosfere.
Di grande fascino l’ampia tela di Massimo
D’Azeglio, Una
vendetta: una
drammaticità che nasce insieme dal racconto (lì sì l’uomo è al centro, ma
piccolo comunque, povera cosa, cadavere abbandonato sulla strada, solo un cane
a tenergli compagnia) e dalla luce, nuvole buie crescenti sul fondo, un albero
storto e rinsecchito a lato, la collina in grado di celare per oscurità e
colori gli assassini. Laddove finisce la chiara via, una croce e la candida
cavalcatura che si allontana.
Da segnalare anche i due bambini
di Poesia di Giorgio
Belloni, vasto il
prato intorno a loro, una perfetta convivenza di colori unificanti e di
assoluta precisione nel disegno del filo d’erba, di sottili petali, delicate
sfumature per steli e fiori di campagna.
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dell’Ottocento a Villa Reale. Le raccolte dei musei lombardi tra Neoclassicismo
e Simbolismo
a cura di Ferdinando Mazzocca
Serrone della Villa Reale
Viale Brianza, 2 – 20052 Monza
Orario: da martedì a domenica ore 10-20
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Allemandi
Info: tel. +39 0392302192; fax +39 039361558; eventiespositivi@comune.monza.mi.it; www.rete800lombardo.it
[exibart]
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