Visitando la mostra, appare evidente la predilezione di
Antonio Guccione (Sicilia, 1947; vive a Milano) per le belle donne. Molti scatti, infatti, sono dedicati alle modelle che vivevano e lavoravano a New York e che lì hanno raggiunto il successo.
Nella città, Guccione viaggiava continuamente tra uptown e downtown, spostandosi tra l’abitazione e il set. Gli scatti dedicati alla città testimoniano proprio questa sua condizione di passaggio, di viandante e outsider, concentrandosi sui dettagli che descrivono poeticamente anche quello che era il suo stato d’animo. Come ha scherzosamente rimproverato Giuliana Scimè nel presentare la mostra, queste fotografie sono in numero molto esiguo se confrontate con gli scatti alle modelle, che costituiscono il fulcro e l’occasione dell’evento.
Molte delle bellissime, come Sarah Jessica Parker, erano all’epoca poco note, mentre oggi sono diventate famose in tutto il mondo grazie al successo della serie televisiva e cinematografica
Sex & the City. Riconoscere volti tanto celebri all’interno di una mostra fotografica è assai convincente e cala lo spettatore nell’intimità di altri ricordi, grazie alla familiarità dovuta a una puntata seguita in tv o a un articolo letto su una rivista.
I due ingredienti fondamentali del serial non mancano affatto: l’erotismo delle modelle, nude o seminude, dai meravigliosi corpi plastici, dagli sguardi magnetici e conturbanti;
e la città di New York, con i grattacieli e i campi recintati dal filo spinato nelle periferie, dove l’ombra della delinquenza e del degrado è sempre in agguato.
La genesi del lavoro, le impressioni e gli aneddoti del set sono raccontati da Guccione nel volume in copia unica, consultabile in mostra, mentre la mostra è costituita da una selezione degli scatti lì raccolti.
Le fotografie, in bianco e nero, sono glamour, modaiole, romantiche. Vi sono, però, anche ritratti più intimisti, in cui la donna appare più vera, in pose meno costruite. Certamente, come ritrattista Guccione dimostra di aver assimilato l’idea che la fotografia non è mera rappresentazione della realtà, ma anche interpretazione. L’obiettivo non era soltanto la perfezione delle forme, delle luci e delle ombre, materia prima di ogni fotografia, ma anche la descrizione dell’anima femminile, della donna racchiusa in ogni modella.
Dalle pagine della “Repubblica”, il critico Roberto Mutti, pur riconoscendo i meriti dell’artista e anche la bellezza dell’allestimento, ha contestato Giuliana Scimè per questa esposizione, perché l’autore è presentato con “
enfasi”, creando “
aspettative che la mostra non può soddisfare”. Inoltre, sempre secondo Mutti, “
al titolo, ‘New York 1992’, non corrisponde un preciso contenuto: sono solo cinque le immagini della città, mentre le altre venticinque sono ritratti, peraltro bellissimi”.
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BUONASERA ANTONIO,SONO FABRIZIO PROV.DI COMO.INANZITUTTO DEVO DIRE CHE LA INVIDIO
MOLTO,VISTO CHE HA GIRATO TUTTO IL MONDO
CON LA PROFESSIONE CHE SVOLGE.SONO ANCHE IO
DELLA STESSA CLASSE DI SUA FIGLIA
-1972-SONO NATO A NIGUARDA.ANCHE MIA MADRE
E NATIVA DI ALIA.ADORO LA GEOGRAFIA,LA MUSICA
E IL CALCIO.TANTISSIMI COMPLIMENTI PER TUTTO
IL SUCCESSO CHE HA OTTENUTO.
MI SCUSI IL DISTURBO,AVRA TANTISSIMO LAVORO
GRAZIE,BUONASERATA