Soren Lose (1972), danese è tra i pochi artisti visionari a “scolpire” landscape capovolti, immaginifici attraverso collage di fotografie storiche, ritagliate e ricomposte per suggerire prospettive differenti, sguardi plurimi sospesi tra ironia e incanto. Le sue opere non si dimenticano, sono di una qualità manuale sorprendente, apparentemente semplici in realtà complesse, eseguite secondo una pratica inusuale nell’epoca della cultura analogica, in cui la fisicità della carta stampata ha perduto il suo valore di seduzione tattile-oggettiva. Ospita la sua terza mostra personale la galleria Riccardo Crespi a Milano, dal titolo volutamente ambiguo “New Obstacles”, dove catalizzano lo sguardo opere-oggetto in bilico tra realtà e “sur-visione”, che interpretano la storia, con sagace ironia secondo una visione soggettiva e collettiva insieme. L’apologia del genio costruttivo umano, che si esplicita nelle architetture e monumenti che danno forma al tempo e lustro a chi le ha progettate, inclusi gli operai che hanno partecipato all’edificazione di un edificio religioso, si manifesta con la serie Gothic Deconstructions, composta da collage di fotografie della fine del XIX secolo raccolte dalla Royal Library di Copenaghen, scatti vintage di cattedrali gotiche di Milano, Colonia e Rouen.
Søren Lose, Gothic Deconstruction #5 (Rouen), 2018, varnish on ink-jet print, 151 x 105 x 5 cm
Queste immagini rigorosamente in bianco e nero, disposte in più strati sovrapposti, effetto tridimensionale 3D, quasi pop–up in versione concettuale raffinata, danneggiate, decostruite e assemblate, per salvaguardarle dall’oblio del tempo, in cui le imperfezioni non sono celate, ma al contrario valorizzate dall’artista con l’aggiunta di pastello, matita e vernice. Manualità, gesto, rielaborazioni di immagini fotografiche storiche così lavorate dall’artista diventano “opera collettiva” nella condivisione di chi le osserva, mostrando architetture visionarie rovesciate che mettono in discussione il limiti del linguaggio fotografico per inscenare prospettive stranianti, destrutturanti attraverso cortocircuiti visivi e cognitivi riferiti alle fotocamere di grande formato con cui sono scattate le fotografie originali, in cui l’immagine risulta capovolta, con l’obiettivo di traslare il dato reale in una pratica surreale. Sono più conformi a pratiche digitali diffuse la serie di “Monuments”, opere in cui si vedono isolati come le lettere dell’alfabeto i monumenti pubblici a colori fotografati da Lose durante i suoi viaggi a Lisbona, Pechino, Belino, Copenaghen e altre città. Questi edifici decontestualizzati e allineanti su sfondo bianco, raggruppati come soldati su una linea immaginaria al fine di intrecciare analogie narrative dissociate, racconti visivi surreali in cui storia, memoria e identità ibride si confrontano in una superficie neutra. Occhio a sottotitoli beffardi di alcune opere, come Fuck History o Hard Time e altro ancora: in questi piccoli racconti della tronfia e ordinaria umanità si cela una critica sociale e politica all’arroganza monumentalismo implicito delle civiltà di ieri e di oggi. Anche la serie di “Erections” mostra con garbo immagini che ironicamente alludono all’architettura fallocratica e pomposa di civiltà occidentali e orientali, che suggeriscono riflessioni sul senso della storia, politica e cultura.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata il 21 novembre
Dal 22 novembre 2018 al 12 gennaio 2019
Soren Lose, New Obstacles
Galleria Riccardo Crespi, via Mellerio 1 Milano
Orari: da lunedì a sabato, dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 19.30
Info: info@riccardocrespi.com www.riccardocrespi.com