Le fotografie di Günther Förg (Füssen, 1952; vive ad
Arosa), in quell’ambiente architettonico, hanno avuta una sede generosa. Nell’attuale
mostra non ci sono e un po’ se ne sente la mancanza; non per mancanza di
ricchezza della mostra, che propone alcuni significativi passaggi dell’artista tedesco,
alcuni del 1992, altri del 1997, poi del 2001-02 e infine degli ultimi anni
(2007). Ciò che manca è l’occasione per lavorare ulteriormente sul modo in cui
il lavoro di Förg si articola nel momento in cui si dedica a diversi linguaggi
espressivi: la fotografia, la scultura, la pittura.
proprio in virtù della sua configurazione architettonica, la fotografia e la
pittura di questo autore possono dialogare in modo fecondo.
Veniamo comunque ai passaggi
presentati: vi troviamo alcuni elementi significativi. Il pregio di presentare,
attraverso poche opere esposte, una distribuzione produttiva articolata lungo
il corso di vent’anni è di consentirci una riflessione e una fruizione
retrospettiva del suo lavoro.
Siamo oggi abituati, quando
pensiamo alla pittura di Günther Förg, a immaginare campi scarni o quanto meno
aperti rispetto al colore. I suoi segni, che cromaticamente colpiscono per la
vivacità e l’effervescenza, zampillano in contesti bianchi, quasi dei vuoti (in
realtà si tratta di superfici dipinte). Questa caratteristica relazione tra il
segno e lo spazio, questa presenza quasi ossessiva della dimensione verticale
(addirittura si potrebbe pensare che anche i segni orizzontali siano
verticalità ortogonali rispetto alle altre) fa venire in mente le fotografie
che ha dedicato in particolare all’architettura razionalista russa e il modo in
cui interagisce con la visionarietà di Rodchenko:
una aggressività dell’architettura rispetto allo spazio, spinta da un anelito
verticale che sembra essere un anelito di potenza.
Rispetto all’esuberanza mascolina
trasmessa da quelle fotografie, i dipinti degli ultimi anni sembrano quasi
complementari: da una parte l’edificio, dall’altra i segni di colore vivace; da
una parte la relazione con lo spazio e il cielo, dall’altra la superficie della
tela che diventa lo spazio di relazione. Un modo leggero, disinvolto, quasi
distratto di riprendere quel confronto architettonico che troviamo nei dipinti
fondati sul concetto di griglia, così come in quelli dove segni-impronte di colori
si distribuiscono nello spazio.
I dipinti precedenti proposti da
questa mostra aiutano a capire che la relazione tra pittura (intesa come
materiale per dipingere) e superficie viene esaminato da Günther Förg in altri
e vari modi, componendo uno spettro di possibilità piuttosto ricco e
articolato. In galleria abbiamo i due lavori del 1992 nei quali, quasi volendo
dialogare a distanza con Barnett Newman, Förg stende su una superficie
peculiare, di piombo, strati di colore.
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nel 2005
vito calabretta
mostra visitata il 18 gennaio 2011
dal 2
dicembre 2010 al 12 febbraio 2011
Günther Förg
Galleria Salvatore + Caroline Ala
Via Monte di Pietà, 1 (zona Brera) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 10-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 028900901; fax +39 0286467384; galleria.ala@iol.it
[exibart]
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