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Unico italiano invitato a Kassel nella Documenta svoltasi la scorsa estate, Giuseppe Gabellone (Brindisi, 1973) espone da Guenzani, galleria che rappresenta e che segue questo giovane ma già affermatissimo artista dal suo esordio, le opere già presentate al pubblico internazionale in occasione della prestigiosa manifestazione tedesca.
Fedele ad uno dei suoi più fortunati stilemi, la rappresentazione di oggetti costruiti in scala maggiorata, l’artista pugliese propone 4 stampe fotografiche “untitled” in una mostra anch’essa significativamente senza titolo, come per avvertire subito lo spettatore che le forme naturali indagate e ritratte non sono veicolo di alcun significato e il loro senso risiede solo in sé stesse. Agli antipodi del concettuale, Gabellone non intende meditare o simboleggiare, ma concentra il suo lavoro sulla rappresentazione con un doppio salto di tempo e spazio: le quattro immagini che compongono questa mostra essenziale sono ritratti di sculture precedentemente realizzate e mai esposte, finalizzate alla fotografia e distrutte subito dopo lo scatto. Metodologia singolare e spiazzante. Della scultura, mezzo plastico per eccellenza, Gabellone elimina la materia, e grazie a questa sottrazione sublima la forma prescelta e la libera sia dalla contingenza che dall’essenza dell’oggetto.
In mostra quattro riproduzioni di macroscopici steli fioriti realizzati in polistirene scolpito allo stato grezzo, che mantiene il colore azzurro con cui esce dalla fabbrica. E fiori di fabbrica sembrano anche dal contesto in cui sbocciano, gigli innaturali che non nascono da piante ma da freddi piedistalli piantati su terra sterile. Similmente alla scelta dei soggetti, gli sfondi che Gabellone contrappone alle sculture, a dispetto del loro potere evocativo, non alludono a nulla: cercando un paesaggio concretamente neutrale l’artista pugliese sceglie i luoghi della sua terra d’origine che, troppo noti e familiari fin dall’infanzia non causano in lui più alcuna emozione o associazione di idee. Ciò non è così immediato per lo spettatore, spesso una periferia industriale evoce, invece, ricordi, fascini o fastidi. In questo risiede la difficoltà di comprendere l’opera di Gabellone: chi osserva può individuare segnali anche laddove non dovrebbero esserci, specie quando si parla di iconografie diffuse come quelle floreali. Gabellone, rifuggendo programmaticamente qualsiasi tipo di intellettualismo, costringe ad abbandonare ogni intuizione, imponendo una conoscenza razionale della genesi dei propri lavori.
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Il sito di Documenta
La pagina di Gabellone nel sito della Biennale di Venezia
valeria carnevali
mostra visitata il 7 marzo 2003
Giuseppe Gabellone
fino al 12 aprile 2003
Studio Guenzani, via Eustachi 10, Milano
Orari: dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.30
Per informazioni Tel. 02 29409251, fax 02 29408080
[exibart]
Comunque a Documenta Gabellone ha fatto la figura del pirla, oscurato da Shonibare
bla bla bla… bla bla bla…
Alla fine, se togli la “copertura” mediatica a Gabellone e a queste sue opere, resta solo la sensazione che siano delle orrende cazzate fatte da uno che se la tira.
(2 o 3 lavori azzeccati con garutti ma alla fine..)
…gabellone fa rima con…..