Luoghi disabitati ma non vuoti, spazi impersonali ma non spopolati, posti immortalati in un’assenza, algidi, immobili. Nelle sue fotografie,
Marina Paris (Sassoferrato, Ancona, 1965; vive a Roma) ricorda l’immoto espressionismo della Scuola di Düsseldorf, gli spazi cristallizzati e silenziosi di
Candida Höfer. Ma è solo un’impressione.
Quello delle geografie di Paris è un ribaltamento di percezione che si muove attraverso lo svuotamento dei luoghi di passaggio, chilometri calpestati quotidianamente senza prestare attenzione, in posti che perdono ogni connotazione relazione e identitaria, corridoi funzionali allo spostamento e all’attraversamento veloce, raramente osservati, impossibili da descrivere a occhi chiusi, nonostante li si “viva” ogni giorno.
Negli scatti dell’artista marchigiana ci si trova a osservare proprio questi non-luoghi, immortalati in attimi di quiete totale, senza presenza alcuna: improvvisamente, la bellezza sconosciuta di questi “
public spaces” si svela, per sorprendere lo spettatore. La sala d’aspetto di una stazione, le scale mobili della metropolitana diventano affascinanti deserti urbani, che stupiscono per la bellezza negata dalla routine, e accolgono chi guarda in un solitario raccoglimento, destabilizzante, che accende interrogativi forti in coloro che abitualmente attraversano le città senza viverle.
Less than five minutes, “meno di cinque minuti” è il tempo di attenzione che la fotografa richiede per un ulteriore rovesciamento percettivo. Un’animazione digitale trasforma gli ambienti delle stampe analogiche in percorsi computerizzati, generati da un labirinto binario che ricorda molto da vicino la contorta morfologia del cervello umano, palesando l’inquietante processo che sta mutando ogni esperienza umana, che si riduce a una serie numerica, un’infinita struttura di 1 e 0, bianco e nero, spento e acceso: microscopici pixel che compongono il bagaglio iconografico di tutti i giorni.
La corsa quotidiana contro il tempo e contro la folla rivivono nell’
Ambiente mobile creato da Paris, un tapis roulant che scorre sotto i piedi in direzione opposta a quella di chi lo percorre, aumentando la propria velocità , costringendo chi è sopra a un movimento sempre più rapido per non esser respinto: è il fiume dell’esistenza, da affrontare controcorrente, con tutta la determinazione che porta ad andare avanti per non farsi sopraffare dai ritmi sempre più frenetici e claustrofobici della contemporaneità .
“
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va”, insegna Eraclito di Efeso.
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l'ho vista, bruttissima mostre come sempre, alla galleria pack
il mondo è bello perchè è vario...
pessima mostra senza molto da dire
mostra molto interessante, un percorso intelligente
ottima mostra , una delle piĂą interesessanti viste alla galleria Pack
grande video_animazione!!!! brava!!!