Evocazioni che legano l’universo di Meris Angioletti (Bergamo 1977, vive e lavora a Parigi) alla filosofia, la letteratura, la fotografia e il cinema, compongono la mostra personale dell’artista intitolata “Forme-Pensiero” alla galleria Otto Zoo di Milano. Da Italo Calvino a Giordano Bruno, da Edgar Allan Poe a Friedrich Hölderlin, nel lavoro di Angioletti si annidano le impronte di altri mondi da cui prende spunto per arricchire la propria ricerca artistica incentrata su “come lo spazio possa diventare una manifestazione della coscienza, una espansione di un vissuto” .
Dagli arazzi agli interventi pittorici sulla parete della galleria, dalle video-proiezioni ai fotogrammi fino alle gelatine colorate che filtrano la luce delle finestre, ogni opera si allaccia alla precedente in armoniosa continuità creando un percorso espositivo ricco e complesso, quasi per intero inedito. Nell’opera di Angioletti esiste una tensione tra ciò che si mostra e ciò che si sottrae sottolineando che l’essere-opera dell’opera non sta nell’essere-oggetto, anzi lo trascende. Quella immaterialità a cui Yves Klein ha dedicato tanto.
Nelle serie di lavori Fossil (2017-2018), Lunaria (2017-2018) e Ca (2017-2018) –fotogrammi in gelatina d’argento stampati su carta attraverso la interposizione diretta degli oggetti sulla superficie sensibile alla luce– si rintracciano i primi esperimenti realizzati a metà dell’Ottocento e che daranno origine più tardi alla fotografia. In essi diventa quasi inevitabile accogliere le risonanze dei primi rayogramma di Man Ray e le successive sperimentazioni realizzate dalle avanguardie storiche in questo campo. Tra figurazione e astrazione la mancanza di riconoscibilità avvia l’interpretazione in uno spettatore portato in un’altrove geografico e temporale.
Meris Angioletti, Un re all’ascolto, 2017, DV PAL, 19’13”, ed.1_3. Courtesy Otto Zoo. Ph. Ugo Dalla Porta
Dal punto di vista delle scelte formali si legge un forte segno della tradizione cinematografica: luci di palco scenico, set, proiezioni, testi impressi sulle pellicole e montaggio –soltanto per citarne alcuni– di cui Angioletti si avvale per comporre la propria grammatica. Un gesto che toglie anziché porre. Isolando gli elementi spinge la loro capacità espressiva nelle sue più pure potenzialità. Se durante la Biennale di Venezia del 2011 intitolata “ILLUMinazioni/ILLUMInations” e curata da Bice Curiger, il suono, e particolarmente la voce, diventavano protagoniste dell’installazione presentata all’Arsenale; nei video in galleria questo elemento è stato completamente sottratto quasi negando ciò che i nomi delle opere preannunciano. Se da una parte con Un re in ascolto (2017) –omonimo titolo del racconto di Calvino dedicato all’udito– le immagini in bianco e nero si susseguono in un montaggio silenzioso; dall’altro in Cuntu (2017) –tradizione popolare e orale delle narrazioni di piazza siciliane– la voce passa il testimone ai passi di un danzatore. La sottrazione di un elemento accentua un’altra via di percezione.
La padronanza di certe strutture del linguaggio cinematografico e un’intesa dell’implicanze di Gene Youngblood riguardo al concetto di cinema espanso accomuna l’artista con altre della sua generazione. Da Rosa Barba (Agrigento 1972) a Rä di Martino (Roma 1975) –in mostra al Museo del Novecento con l’opera che le è valsa il Premio Acacia 2018– sebbene con soggetti molto diversi tra di loro, ma in cui comunque riecheggiano i sedimenti di una tradizione. La memoria come portatrice di un’altrove.
Ana Laura Espósito
Mostra visitata il sabato 7 aprile
Dal 22 marzo al 12 maggio 2018
Meris Angioletti, Forme-Pensiero
Galleria Otto Zoo
Via Vigevano, 8, 20144 Milano
Orari: da Mercoledì a Sabato dalle 14.00 alle 19.00
Info: www.ottozoo.com