Il nome dell’artista georgiana Sophie Ko Chkeidze (Tiblisi, 1981) milanese d’adozione non si memorizza facilmente, ma le sue opere si: enigmatiche e misteriose come le immagini metamorfiche che produce. Si entra nel suo mondo simbolico carico di citazioni nella galleria milanese di Renata Fabbri, dove espone una serie di lavori realizzati con diversi materiali e supporti che indagano la genesi dell’immagine in bilico tra epifanie e sparizioni, pittura e scultura.
La mostra “Silva Imaginum” a cura di Federico Ferrari più che una “selva d’immagini” presenta una cartografia di un percorso criptato quasi iniziatico, da esplorare in silenzio, di attitudini e potenzialità espressive di materiali diversi.
Il viaggio inizia nella prima sala al pianoterra con un allegorico Inno alla notte (2015), comprensivo di 4 opere di pigmento puro, cenere d’immagini bruciate e un piccolo quadro blu di pigmento puro, intitolato Die blau Blume (2015), dall’energia ipnotizzante, forse un omaggio al monocromo e mistico oltremare di Yves Klein? Oppure un evocazione dei cieli brillanti di Giotto? Ko Chkeideze mescola alchemicamente cenere e colore che generano corti circuiti visivi di inspiegabile seduzione tattile, collusioni tra pittura e scultura, come via d’uscita dal quadro, da vedere più che da raccontare.
L’incanto continua nella seconda sala, dove sono distribuite su quattro pareti, altrettante opere intitolate Punto cardinale (2015), create con minuscoli resti incombusti, frammenti di celebri opere di Caravaggio, Mantegna e Masaccio, come se salvati dal fuoco, una sottile metafora contro la sindrome di obsolescenza precoce delle immagini insita nella nostra epoca digitale.
Al piano interrato della galleria, tra le altre opere in cui materiali e supporti, svelano paradossalmente, solide leggerezze, in cui si ibrida la cultura zen orientale con la tradizione occidentale, emoziona Giardini di Adone, un grande vetro (150×130 cm): ali di farfalle, rami sottili come capelli di nido d’uccello incastonate in due grandi lastre trasparenti come l’aria, evocano la caducità della bellezza, di una grazia soave estremamente poetica. Questa è l’unica opera site-specific posizionata in modo obliquo, che provoca un inatteso sfasamento percettivo e sembra quasi smaterializzare le pareti. L’autrice non copia, non segue tendenze, va oltre la monocromia e si concentrata sul processo di esecuzione e le modificazioni che i materiali producono, tra visibile e invisibile, giocano con pigmenti, ceneri o resti combusti su carta “emotivi”. Sono presupposti formali di una poetica mistico-alchemica in cui i materiali appaiono al limite tra presenza e assenza. La mostra sarà accompagnata dal secondo dei quaderni di Renata Fabbri arte contemporanea, un libro d’artista a tiratura limitata.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata 11 maggio
Dall’11 maggio al 12 luglio 2015
Sophie Ko Chkeideze, Silvia Imaginum
Renata Fabbri Arte Contemporanea
Via Antonio Stoppani 15/c, 20129 Milano
Orari: dal martedì al sabato dalle 15:00 alle 19.30