La breve collettiva è allestita nelle sale allungate poste
ai piani alti del Centre Culturel Français; sono riunite una quindicina di
opere di piccole e medie dimensioni, appartenenti a cinque diversi artisti
francesi. Tre autori sono nati negli anni ‘70: Ariane Michel, Gyan Panchal ed Évariste Richer, mentre i restanti
due sono i più maturi Hubert Duprat (classe 1957) e Toni Grand (1935-2005).
Sculture, installazioni e video
onorano il terzo appuntamento del progetto Una certa idea della Francia. Sotto lo sguardo miniaturista di
Simone Menegoi sono
state poste in parallelo le ultime due generazioni di artisti francesi,
instaurando un dialogo tra reperti d’invenzione, ready made, forme primarie e
sospensioni temporali.
“Una nozione che accomuna le
opere”, sostiene Menegoi,
“è quella
della materia come deposito di memoria culturale. Nel corso della storia umana,
i materiali si sono caricati di una quantità enorme di informazioni:
associazioni mitologiche, competenze artigianali, conoscenze scientifiche.
L’insieme di queste informazioni forma un sedimento invisibile che può essere ‘scolpito’
a livello concettuale, così come si scolpisce fisicamente il legno o la pietra.
È in questa materia impalpabile”, prosegue il curatore, “nella stratificazione che la
storia dell’uomo ha depositato sulla materia e sui gesti, che ‘scavano’ gli
artisti in mostra, a volte con il semplice accostamento di due materiali, già
di per sé significativo, a volte sotto forma di un’elaborazione più complessa”.
Benché l’archeologia, in Scavi, venga usata non tanto come una
disciplina fenomenologica, quanto piuttosto come un espediente formale, si assiste
in ogni lavoro a un continuo movimento ascensionale. Un continuo salire in
superficie di forme e messe in scena che spiano la rappresentazione dal canto
della scienza (si veda il tema della paleontologia nel video siberiano di Ariane
Michel, La
cave).
Suddivisi fra intuizioni tecniche,
necessità di materia e spessori brut sono da notare gli impasti creatori di Toni
Grand, un artista
che, attraverso l’esposizione di un’opera degli anni ‘70, ricostituisce la
conformazione di un ramo d’albero sostituendo alla corteccia la fibra di vetro.
Ma il significante, in questa
mostra, non è solo portatore di memoria e di nozioni universalmente condivise.
I manufatti asincroni di Évariste Richer testimoniano la capacità di perdita del principio
di realtà, convertendo allusivi conti alla rovescia sotto forma di oggetti
familiari (Hypocentre).
Il tempo è, in questa collettiva,
anche un indulgente ladro di se stesso, facendo sì che le selci scolpite di Hubert
Duprat (Les
Bêtes) siano
fossili contemporanei realizzati attraverso tecniche risalenti al Paleolitico.
ginevra bria
mostra visitata il 16 settembre 2010
dal 16 settembre al 12 novembre 2010
Scavi
a cura di Simone Menegoi
Centre Culturel Français – Palazzo delle Stelline
Corso Magenta,
63 (zona Cadorna) – 20123 Milano
Orario: da
martedì a venerdì ore 15-19
Ingresso
libero
Catalogo Kaleidoscope
Info: tel. +39
024859191; fax +39 0248591952; comunicazione@culturemilan.it; www.lecentreculturelfrancaisdemilan.it
[exibart]
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