Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
07
gennaio 2008
fino al 13.I.2008 Jelena Tomašević Milano, Artopia
milano
Di ritorno in Italia dopo la partecipazione nazionale alla Biennale del 2005, l’artista di Podgorica presenta un lavoro complesso e infantile. Dove però il turbinìo di invenzioni e visioni non convince fino in fondo...
“Il gioco è bello quando dura poco”: quante volte da bambini ce lo siamo sentiti ripetere? Questa volta, al ritorno in Italia con una personale dopo la partecipazione al Padiglione della Serbia-Montenegro alla Biennale del 2005, l’ammonimento tocca a Jelena Tomašević (Podgorica, 1974). Che, sfidando la saggezza popolare, fa dello scherzo il protagonista dell’opera site specific sulla quale si basa la sua mostra milanese. Oltre la pittura, oltre l’installazione, l’artista montenegrina cerca di coinvolgere lo spettatore in un’esperienza sinestetica e straniante. La musica in sottofondo, il movimento rotatorio che destabilizza la fruizione dell’immagine e la neve di polistirolo che impedisce di avvicinarsi alle opere giocano con la forma classica di godimento dell’opera d’arte, beffandola e stravolgendola.
Il tratto infantile, i colori accesi, tanto bianco e tanto nero, danno vita a disegni naif. Ma le burle della giovane pittrice non sono poi così innocenti. Con eco a tratti fortemente lynchiani, i sollazzi messi in scena sono in realtà incubi scintillanti, candide paure, simboli dell’inquietudine e dell’incertezza, rappresentati con uno stile da scuola elementare: contorni neri, cromatismi piatti che ricordano grandi campiture a pennarello, disegni volutamente acerbi e incerti, particolari naïf.
Un phon che soffia allarmante e caldo sopra una donna immersa nella vasca da bagno; formiche fuori scala che circondano un’automobile e un’improbabile abitazione, eterea e trasparente, con il comignolo fumante; strane presenze elettriche che aleggiano su architetture che oscillano tra il modernismo e le scenografie dei film espressionisti tedeschi degli anni ’20; personaggi abbozzati. È un fanciullino contemporaneo quello che soggiace alla poetica di questa nuova pittura, infantile e disillusa, dal tratto semplice e dall’allestimento complesso.
Eppure qualcosa manca. Tutto l’impianto allestitivo sembra creato per sopperire a una carenza, per generare spettacolo laddove la “sostanza” latita. La ricerca della distrazione dello spettatore appare pretestuosa; dietro a tutto questo, la percezione che resta è quella di un “vuoto di senso e senso di vuoto”, per citare Battiato.
Non convince appieno, la mostra di Tomašević. La sfida alla saggezza popolare non la vede vincitrice. Del resto, un altro proverbio insegna: “Degli scherzi farai come del sale, un uso moderato e prudenziale”.
Il tratto infantile, i colori accesi, tanto bianco e tanto nero, danno vita a disegni naif. Ma le burle della giovane pittrice non sono poi così innocenti. Con eco a tratti fortemente lynchiani, i sollazzi messi in scena sono in realtà incubi scintillanti, candide paure, simboli dell’inquietudine e dell’incertezza, rappresentati con uno stile da scuola elementare: contorni neri, cromatismi piatti che ricordano grandi campiture a pennarello, disegni volutamente acerbi e incerti, particolari naïf.
Un phon che soffia allarmante e caldo sopra una donna immersa nella vasca da bagno; formiche fuori scala che circondano un’automobile e un’improbabile abitazione, eterea e trasparente, con il comignolo fumante; strane presenze elettriche che aleggiano su architetture che oscillano tra il modernismo e le scenografie dei film espressionisti tedeschi degli anni ’20; personaggi abbozzati. È un fanciullino contemporaneo quello che soggiace alla poetica di questa nuova pittura, infantile e disillusa, dal tratto semplice e dall’allestimento complesso.
Eppure qualcosa manca. Tutto l’impianto allestitivo sembra creato per sopperire a una carenza, per generare spettacolo laddove la “sostanza” latita. La ricerca della distrazione dello spettatore appare pretestuosa; dietro a tutto questo, la percezione che resta è quella di un “vuoto di senso e senso di vuoto”, per citare Battiato.
Non convince appieno, la mostra di Tomašević. La sfida alla saggezza popolare non la vede vincitrice. Del resto, un altro proverbio insegna: “Degli scherzi farai come del sale, un uso moderato e prudenziale”.
articoli correlati
Tomašević ad Artissima 13
guia cortassa
mostra visitata il 29 novembre 2007
dal 23 novembre 2007 al 13 gennaio 2008
Jelena Tomašević – Just Kidding
a cura di Gabriella Serusi
Artopia
Via Lazzaro Papi, 2 (zona corso Lodi) – 20135 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 025460582; ritaurso@tiscalinet.it; www.artopiagallery.it
[exibart]