Lui, medico ed eroe. Del Quarantotto come della Repubblica Romana e del Volturno. Lei amica di Giuseppe Mazzini e fervente patriota. Achille Sacchi ed Elena Casati ebbero quindici figli e fecero la storia della Lombardia risorgimentale, contribuendo alla diffusione delle idee democratiche e repubblicane ed entrando nel pantheon delle madri e dei padri di una Patria di cui spesso e volentieri si parla poco, se non a sproposito. Grazie a documenti personali e alla quadreria ottocentesca, le vicende sono raccontate nella mostra allestita a Palazzo Te con corollario di cimeli garibaldini nel Museo della Città di Palazzo San Sebastiano.
La storia di Achille ed Elena potrebbe essere quella di altre coppie celebri del nostro Risorgimento, come Jesse White e Alberto Mario. Vicende in cui l’eroismo, la militanza culturale e la voglia di comprendere il contesto storico-sociale s’intrecciano al complicato processo di genesi di una nazione, i cui problemi -sperequazioni tra Nord e Sud, brigantaggio, analfabetismo, arretratezza- erano allora tanti e tali da richiedere interventi draconiani. Ma questo è il senno di poi. Per la meglio gioventù di quegli anni, la massima aspirazione era diventare patriota, contribuire al sogno di creare una nazione affrancandola dallo straniero.
Può esser vero che il patriottismo, come scriveva Henry Louis Mencken, è l’ultimo rifugio del mascalzone. Ma è difficile confermarlo nei volti dei giovani volontari ritratti da
Antonio Puccinelli o schizzati da
Stefano Ussi. In loro, a partire dall’espressione, tutto è pura e alta idealità.
Il Risorgimento non fu facile. Ai fallimenti e alle sconfitte, e al barcamenarsi politico del Piemonte, fecero però da contraltare le imprese di Garibaldi, che radunava con sé i veterani insieme ai giovani idealisti. E tra loro anche Achille Sacchi. Una volta fatta l’Italia, però, occorreva fare gli italiani. La via maestra passava per l’educazione al sentimento nazionale. Ed ecco allora il
Cuore di De Amicis,
La lezione di
Silvestro Lega e i
Piccoli patrioti di
Angelo Trezzini e di
Gioacchino Toma, che nella loro cameretta giocano alla guerra davanti al ritratto di Garibaldi.
L’immagine simbolo è però
Impressioni di un quadro di
Giuseppe De Nigris, che mostra l’atteggiamento tipico di una famiglia borghese. Capostipite, padre, madre e figli sostano, al museo, dinnanzi alla tela che raffigura Garibaldi ferito sull’Aspromonte: i volti severi dei grandi contrastano con la vivace curiosità dei piccini, che sono la speranza e il futuro della nuova nazione. Ed è curioso il fatto che, a indicare il quadro al fratellino in giubba rossa, sia proprio la bimba.
Già, le donne. Leggono le notizie dal fronte, partono con i volontari, cospirano coi carbonari, combattono durante le Cinque Giornate, finiscono sulla forca. Spesso, come nel quadro di
Odoardo Borrani, cuciono -e la memoria va alla Betsy Ross americana- la bandiera tricolore. Ma sono madri di un Paese poverissimo, fotografato come tale anche dal Sacchi medico e scienziato positivista, basato su risaie (
Luigi Steffani) e bachi da seta (
La raccolta dei bozzoli di
Segantini), con gravi problemi sociali (
La Sala delle agitate di
Signorini) e sanitari (
La vaccinazione in campagna di
Cosola).
Se la
Meditazione, dipinta all’indomani del 1848 da
Hayez, apre la mostra come un monito sui lutti e sugli insuccessi di un Paese in via di formazione, a chiuderla sono però i bozzetti del
Quarto Stato di
Pellizza da Volpedo. L’allegoria sociale del popolo che avanza verso un futuro radioso. Lasciandosi alle spalle l’età dell’oppressione.
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accidenti elena, sembri mia moglie...che poi ha sempre ragione!
hehe, magari facci un salto a vederla no? Il problema è che ben pochi le mostre ormai le vanno a vedere, più comodo leggersi le recensioni dal salotto e magari criticare. Buona giornata.
aiuto... siete sicuri che con la descrizione di quattro quadri si riesca a capire che cosa si vede nella mostra?
sai elena non tutti hanno i soldi per spostarsi dall'altra parte d'italia e andare a vedere una mostra che magari fa pena.
avevo capito che il vostro mestiere era informare, non buttare al vento 4 parole per chi tanto la mostra la deve vedere per forza per capire di cosa si tratta.
ciao m.e.g ti rispondo perchè sei molto più simpatica di elena.
se c'è qualcuno suscettibile direi che in questo giro elena ha vinto la palma d'oro. insisto a dire che la risposta era cafona non perchè lo fanno su vanity fair (leggetelo voi donne io preferisco altro) non merita l'etichetta di 'cafone'.
sulla tempestività avrei molto da dire.
a me piace leggere la recensione di una mostra prima di vederla la mostra, ma se tu me la pubblichi a tre giorni dalla chiusura io che me ne faccio? facile la leggo da un'altra parte.
anche qui: non perchè lo fanno in molti (non tutti) avete ragione voi, anzi dovrebbe essere uno stimolo a distinguersi dagli altri.
ci sono in giro mostre molto celebrate in questo momento che da voi non sono ancora apparse.
un esempio? la mostra sull'america. se vai a vedere gli altri la recensione è già uscita in tutti ma dico tutti i magazine più importanti... o voi non vi considerate tali ???(tanto voi non siete suscettibili).....
La dimostrazione che non vengono pubblicati solo commenti positivi sta nella pubblicazione, appunto, del tuo commento, caro Aldo.
Resta il fatto che una recensione non è il sostituto della visita alla mostra. Ma in questo Paese il concetto di recensione pare essere ormai obsoleto.
Quanto alla tempestività nel pubblicare le recensioni, è uno stimolo che accogliamo volentieri. Facciamo il possibile, pubblicando circa sei recensioni al dì per cinque giorni a settimana, coprendo in maniera capillare il territorio italiano e non solo. Va da sé che ciò comporta un flusso tale di articoli che non è possibile essere tempestivi su tutti gli eventi.
Naturalmente si può sempre fare meglio. Ma anche molto peggio, e se andate in edicola trovate abbondanti esempi in questo secondo senso.
Infine, Elena non mi pare cafona, soltanto dotata di humour. Le leggete mai le risposte del direttore di Vanity Fair ai lettori? Suvvia, quanto siete suscettibili!
accidenti elena che risposta cafona! se non vi piacciono le critiche negative perche' non eliminate la possibilità di inserire i commenti? vi va bene solo se scriviamo che siete bravi?
cmq la mostra non vale niente quindi lucrezia risparmia il viaggio.
e poi a cosa serve un articolo che compare a 5 giorni dalla chiusura della mostra?
recensione o articolo postumo?
buona giornata a te elena.