Nel
1968
Sol LeWitt (Hartford, Connecticut,
1928 – New York, 2007) esegue il primo d’una lunga serie di
Wall Drawing. Si tratta di interventi murali caratterizzati da
un approccio strettamente mentale. Ogni intervento è meticolosamente progettato
e alcun margine di manovra viene concesso all’improvvisazione. La componente
concettuale legata alla dimensione strettamente progettuale riveste un ruolo di
primissimo piano.
Spesso
la fase esecutiva è lasciata alle mani di assistenti che operano sotto il
vigile occhio dell’artista, seguendone fedelmente le direttive. Si realizza
così quella concezione dell’idea come “
macchina per produrre arte” teorizzata da LeWitt nel 1965. I
Wall Drawing rappresentano una versione dell’arte concettuale
che, pur manifestando un elevato coefficiente mentale, non esclude del tutto
l’orizzonte della percezione visiva, seppur naturalmente caratterizzata da una
certa, per così dire, “freddezza ottica”.
La
mostra, curata dall’artista
Rudolf Stingel, si struttura secondo un percorso espositivo che consente di seguire
alcuni aspetti peculiari dell’evoluzione dei
Wall Drawing progettati da LeWitt.
Nel
1987 l’artista americano concepisce
Wall Drawing #546, che testimonia un interesse per le forme arcuate
sorto già a partire dagli anni ’70, per cui una serie di curve nere si
propagano su uno sfondo bianco secondo un andamento centrifugo.
Wall Drawing
#386, del 1983, rappresenta una
progressione geometrica di nove stelle caratterizzata da un aumento delle loro
punte da un numero iniziale di tre a uno finale di nove.
Wall
Drawing #365, datato 1984, raffigura
un quadrato diviso in quattro parti di eguale estensione, ognuna delle quali è
caratterizzata da una campitura di grigio di tonalità diversa. Nel 1972 LeWitt
figura tra i partecipanti della storica
Documenta 5 curata da Harald Szeemann, che sancì l’accoglienza
e lo sviluppo dell’arte concettuale in Europa. LeWitt, che diviene un punto di
riferimento per numerosi artisti del vecchio continente, offre il suo
contributo con
Wall Drawing #137,
in cui linee parallele verticali e orizzontali tracciate a matita solcano,
senza mai intersecarsi, due pareti poste l’una di fronte all’altra.
White
Styrofoam on a grey wall (two walls) è costituita da solidi di polistirolo dallo spessore mediamente uniforme e
dalla forma irregolare, posti su due pareti dallo sfondo grigio. La
disposizione delle parti è eseguita secondo un progetto preciso e calibrato.
In
chiusura della mostra si trova un quadro di Stingel che rappresenta LeWitt da
giovane. L’opera presenta una grande forza suggestiva, anche in relazione alla
sua collocazione nel percorso espositivo, e costituisce il coronamento di una
mostra che vale la visita.
Visualizza commenti
Non a caso l'attualità di sol leWitt chiama la crazione di spazi vuoti. Significativa anche la curatela dell'altro artista Rudolf Stingel, ora a berlino con una grande sala "riepita" solo da una tappeto. Mi sembra significativo un certo lavoro sul vuoto e sulla cornice intorno. De Carlo si riconferma con progetti sempre freschi e molto eleganti. Forse un po' imborgesiti...strano perchè ci sarebbe tempo per fare la galleria "storica", e ora sarebbe più interessante osare un po' di più.
http://www.helnwein.com/werke/leinwand/bild_347.html