Fette di pane tostato come pixel che concorrono a formare un’immagine digitale. Così si presenta l’ultima serie di opere di
David Reimondo (Genova, 1972; vive a Milano). Un artista sorprendentemente allegro, vivace, che riesce a trasmettere pienamente questa vitalità nei suoi lavori, proponendo un percorso centrato sull’analisi dell’uomo attraverso una inusuale materia per l’arte. Tornato in Italia dopo il soggiorno inglese, Reimondo ha sviluppato questa tematica in alcune serie di opere: quella in mostra,
BodyAbstract, è la tappa conclusiva, mentre si è iniziato a Milano alla Fabbrica Eos con
BodyBread per proseguire a Torino da Ermanno Tedeschi con
BodySpace.
Un risultato curioso e divertente, ottenuto dalla tostatura di fette di pane per toast di varia grandezza, di cui l’artista minuziosamente conserva con la carta stagnola la superficie che dovrà rimanere chiara, mentre l’altra parte subirà l’annerimento grazie all’ausilio di barre incandescenti. È una particolare tecnica, quella di Reimondo, che si sposa con una materia povera che, proprio per il suo essere prodotto nutritivo per eccellenza, si fa simbolo del corpo.
A completare il tutto, la resina trasparente che incapsula l’opera e la cristallizza, permettendone la conservazione ma anche donando alle singole fette tostate, perfettamente allineate, una sensazione di “galleggiamento” aereo.
Se da un lato Reimondo indaga il corpo, nella sua fisicità e negli elementi di cui è costituito, fin nelle sue parti più elementari, dall’altro ne approfondisce il linguaggio attraverso opere più concettuali. Una sorta di percorso che conduce dalla fisicità dell’uomo alla mente, al suo pensiero e al suo gesto. Sono incredibili gli effetti coloristici ottenuti da un maggiore o minor grado di cottura dei toast nelle opere che riprendono sequenze di Dna, nelle quali restituisce la piacevolezza visiva e il ritmo di alcuni dipinti optical, ma che in realtà sono una riproduzione quanto più fedele del dato reale.
Allo stesso modo, ma mettendo al centro il gesto, muta l’annerimento dei tasti di una keyboard in base al numero di volte in cui sono stati battuti per comporre una frase, mettendo in relazione diverse culture, da quella ebraica alla cristiana fino a quella araba.
Chiude il percorso di
BodyAbstract l’ipnotica installazione composta da venti radio in cui sono inserite fette di pane da tramezzino, sulle quali Reimondo disegna, sempre attraverso l’abbrustolimento, la linea del suono risultante da una frase pronunciata da un famoso personaggio -reale o immaginario, positivo o negativo- che fa parte della storia recente.
In questi lavori emerge in modo deciso la formazione cinematografica di Reimondo. Il suo è un racconto sull’uomo fatto di scatti, di fotogrammi di un film che racconta con una vena di ironia. Trasmettendo un messaggio concettualmente importante attraverso il gioco.