Visitando
Passports ci si rende concretamente conto del gap fra l’Italia e l’Inghilterra in fatto d’arte contemporanea e di sostegno agli artisti. Questa distanza prende ancor più forma considerando l’intera collezione che il British Council ha costituito dal 1934 (anno della sua fondazione) a oggi, acquisendo opere di artisti come
Richard Long,
Damien Hirst,
David Hockney,
Richard Hamilton,
Gilbert & George,
Anthony Gormley,
Peter Doig,
Douglas Gordon,
Mark Wallinger,
Steve McQueen e
Sarah Lucas.
In tutto oltre 8500 opere, acquistate dall’ente internazionale britannico a basso prezzo. A tal proposito il curatore-artista di
Passports,
Michael Craig-Martin, scrive: “
Esaminando le date di acquisto e le somme pagate, giunsi alla conclusione che tante opere erano costate relativamente poco perché comprate in una fase iniziale della carriera dei loro autori, a tutto vantaggio degli artisti e prima della formazione di un mercato iperattivo intorno alle loro opere. In breve, il British Council non seguiva il mercato, lo anticipava”. L’esempio più significativo:
Lucian Freud, acquistato nel 1948 per 157 sterline oggi vale 15 milioni di euro.
L’idea che sottende alla mostra è il viaggio, l’andare oltre i confini. Nel catalogo le opere sono dotate di “passaporti”, schede catalografiche con descrizione analitica di ogni singolo lavoro che documentano come, attraverso i viaggi da essi effettuati dal momento dell’acquisto, abbiano portato nel mondo la cultura inglese. “Passaporto” che si associa al concetto di “confine”: sono presenti artisti stranieri attivi nel Regno Unito nei cui lavori emerge una ricerca delle proprie radici, e artisti inglesi le cui opere sono fortemente intrise di storia e tradizione britannica. Dagli inglesi
Henry Moore e
Tony Cragg, agli artisti che hanno portato in Inghilterra idee estranee all’Occidente, come
Anish Kapoor e
Mona Hatoum.
“
La mostra”, sostiene Domenico Piraina del Comune di Milano, “
s’inserisce in un programma di attività internazionali di collaborazione tra istituzioni pubbliche, istituti italiani di cultura, promozione di artisti”. E l’assessore Massimiliano Finazzer Flory parla di strategie stabilite, di lavoro sinergico tra Milano e Londra sulle relative collezioni per promuoverne una conoscenza diffusa.
Che
Passports serva quindi per imparare dall’eccellenza. Dato che oggi è ancora piuttosto evidente la distanza fra la nostra penisola e Paesi come l’Inghilterra e la Germania che, grazie alle relative organizzazioni pubbliche a sostegno dell’arte contemporanea, hanno portato i propri artisti nel mondo, aiutandoli nel complesso lavoro di affermazione internazionale.