Il Palazzo dell’Arengario ospita, nei suoi spazi espositivi, “The Overexcited Body”, una mostra itinerante organizzata da Art for the World in collaborazione con l’Assessorato Giovani e Sport, Cultura e Musei del Comune di Milano e patrocinata dall’ONU, nell’ambito della campagna per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale.
La rassegna raccoglie, sotto il comune denominatore dello sport, raccontato nelle sue più diverse accezioni, un numero considerevole di opere fotografiche, video, sculture, nonché installazioni e animazioni digitali, realizzate da una trentina di giovani artisti di diverse nazionalità.
La relazione tra arte e sport ha origini molto lontane. Nel mondo greco, vi era una forte relazione tra queste due discipline. L’esercizio fisico era considerato momento fondamentale nell’educazione del giovane greco, in quanto, da un lato, temprava il fisico, permettendo al corpo di raggiungere quell’armoniosa forma che incarnava l’ideale estetico, dall’altro temprava lo spirito. Si viveva quindi in un naturale connubio tra l’attività fisica e quella intellettuale, come ben recita l’antico detto “men sana in corpore sano”.
Questo concetto di cultura fisica si evolve lungo i secoli, assumendo un significato sempre più diverso e allontanandosi da quello che era l’ideale greco. In particolare, ciò che viene considerato fisico e corporeo si allontana da ciò che viene ritenuto spirituale ed intellettuale, venendo così a delineare due ambiti ben distinti.
Oggi il concetto di sport e di attività sportiva è diventato particolarmente complesso. Si è infatti venuta a creare un immagine multiforme dello sport che racchiude in sé diversi ambiti e diverse problematiche.
Come viene sottolineato anche dalle opere in mostra, lo sport è veicolo di nuovi concetti di corpo, nuove idee di bellezza, ma è anche occasione per l’uomo per confrontarsi con i suoi limiti; lo sport è diventato fenomeno sociale, momento di aggregazione socialmente utile, nel quale l’uomo impara la tolleranza e il rispetto verso l’altro, ma è anche un momento di scontro, in cui spesso si dimenticano gli ideali di nobile competitività del passato; e infine, soprattutto al giorno d’oggi, lo sport è considerato anche come un bene di consumo, attorno al quale ruota un colossale mercato più attento ai profitti che agli ideali.
Il concetto di sport oggi racchiude tutto questo e molto altro. L’arte trova quindi nelle discipline sportive un fecondo campo di suggestioni, a cui attingere e con le quali confrontarsi. Come possiamo vedere nelle opere presentate in mostra, gli artisti colgono le diverse sfacciattature dell’attività sportiva.
Ad esempio, Sylvie Fleury, vuole sottolineare con i suoi video come il mercato del consumismo sfrutta il mondo della moda, del fitness e lo shopping, creando immagini che vanno ad influenzare l’identità dell’individuo.
Molti artisti sono invece particolarmente sensibili alle problematiche sociali, riproponendole nei loro lavori: tra questi Sislej Xhafa che fa diventare protagonisti dei suoi lavori clandestini, banditi e tutti coloro considerati ‘out’ dalla società, per contestare pregiudizi e stereotipi razziali. Marcel Odenbach, con la sua video installazione, vuole mettere a nudo i pregiudizi e il razzismo presenti in certe forme di tifo sportivo, mettendole a confronto con lotte sociali al di fuori dell’ambito sportivo. Problematica particolarmente sentita anche da Barbara Kruger, che propone un grande slogan non violento: “Frantumi la mia riluttante scorza umana”.
Più attenti all’aspetto fisico dell’attività sportiva sono invece artisti come Vito Acconci, che presenta un’opera sonora, in cui registra il suo respiro mentre corre e Armin Linke che propone una serie di fotografie ritraesti, in modo accattivante, i perfetti corpi muscolosi degli atleti.
Insomma, una lunga carrellata di artisti dell’ultima generazione, tra i quali non possono venire dimenticati artisti come Keith Haring, del quale è presente in mostra una bicicletta da corsa che porta il ‘marchio’ per il quale il giovane artista è internazionalmente riconosciuto; Joseph Kosut con un poster ispirato ai valori antirazzisti dello sport e Nam June Paik, uno dei grandi maestri della video arte e del quale è presente in mostra il bellissimo video “ Lake Placid ‘80”, realizzato in occasione dei Giochi Olimpici Invernali del 1980.
Una mostra, forse un po’ disordinata, che raccoglie più di trenta artisti nell’intento di riunire l’arte allo sport, due ambiti oggi radicalmente differenti ma che hanno un punto in comune: entrambi hanno un valore universale e universalmente, in qualsiasi parte del mondo, sono riconosciuti. The Overexcited Body è una rassegna che vede lo sport e l’arte veicolo di comunicazione globale, e soprattutto come momenti nei quali si rende possibile l’incontro tra culture differenti.
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www.ticket.it/theoverexcitedbody
www.art-for-the-world.com
Elena Arosio
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a volte si legge un buon commento ma poi la mostra..........